<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Ritrovata la piastrina militare
di Trettene disperso in Russia

Una delle ultime foto del soldato Gaetano Trettene
Una delle ultime foto del soldato Gaetano Trettene
Una delle ultime foto del soldato Gaetano Trettene
Una delle ultime foto del soldato Gaetano Trettene

Disperso in Russia da oltre 70 anni, torna la piastrina militare di riconoscimento del soldato Gaetano Trettene, figlio di Domenico e di Clotilde Corbellari, nato a Badia Calavena il 29 settembre 1919, «di professione agricoltore, alto metri 1,71, capelli biondi e occhi celesti», come recita il foglio matricolare.

Il 9 aprile 1940 aveva risposto alla chiamata di leva ed era stato assegnato alle truppe alpine e successivamente inquadrato nel «Battaglione Verona, 9° Reggimento Alpini, Divisione Tridentina». Il suo foglio matricolare racconta che partì per il fronte greco-albanese il 13 novembre di quello stesso anno e nello stesso mese venne dato per disperso nei combattimenti di quota 835 a Coriza. Solo nel maggio 1941 risultò nell’elenco dei prigionieri di guerra e successivamente liberato con la capitolazione della Grecia. Rientrò in Italia il primo luglio del 1941 e dovette sottoporsi a diversi ricoveri e controlli in ospedali militari. Questo non lo esentò dall’essere destinato, il 16 agosto 1942, al fronte russo, dove fu dato nuovamente per disperso, e questa volta definitivamente, alla fine di gennaio 1943, dopo la ritirata.

La sua piastrina di riconoscimento è stata trovata da agricoltori russi nel villaggio di Verchnij Karabut, vicino alla linea del fronte del Don dove era schierato il «Battaglione Verona», in un avvallamento con trincee. Può essere stata persa, ma si conoscono casi in cui veniva gettata di proposito per scaramanzia o anche strappata e gettata via in segno di disprezzo quando si cadeva prigionieri e sostituta con un’altra che portava il numero identificativo del campo di prigionia.

Gaetano Trettene non risulta censito tra i prigionieri di guerra negli archivi russi, pertanto potrebbe essere stato ferito o essere deceduto anche a causa del freddo o degli stenti durante la marcia a piedi verso la prigionia e sepolto in qualche fossa di cui ancora non si conosce l’esistenza. La popolazione di Verchnij Karabut, interrogata sull’argomento, assicura che nel villaggio non esistono sepolture di soldati italiani.

A riportare la preziosa reliquia in Italia è stato l’alpino Ferdinando Sovran, che da molti anni è alla ricerca di sepolture di soldati italiani lungo il fronte del fiume Don, che poi segnala a Onorcaduti del ministero della Difesa, unico ente competente e autorizzato per le esumazioni.

La speranza di Sovran è di trovare un giorno qualche indizio che lo riconduca a uno zio disperso in Russia, che compì vent’anni sulla tradotta durante l’avvicinamento al fronte.

Oggi, alle 10.30, in sala consiliare, Sovran consegnerà la piastrina nelle mani dei familiari, in una semplice cerimonia presieduta dal sindaco Emanuele Anselmi, presenti gli alpini di Badia Calavena e i rappresentanti delle diverse associazioni d’Arma del paese, nonché reduci e familiari di Caduti e dispersi.V.Z.

Suggerimenti