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Progetto Iris, una risorsa in più: i rizomi

Iris sbocciati tra i ciliegi in val d’Illasi
Iris sbocciati tra i ciliegi in val d’Illasi
Iris sbocciati tra i ciliegi in val d’Illasi
Iris sbocciati tra i ciliegi in val d’Illasi

Si torna all’antico sfruttando tecnologie moderne e la filiera corta, dal produttore al consumatore finale: è l’ipotesi nata in seno al Progetto Iris che si propone di recuperare la coltivazione dell’iris tradizionalmente presente nelle valli Tramigna e d’Illasi ma che negli ultimi decenni è di altri investimenti agricoli di tipo intensivo. Tale coltura, oggi pressoché abbandonata, ha costituito però nel passato un’importante fonte di integrazione del reddito familiare, grazie alla possibilità di valorizzare aree marginali altrimenti inutilizzabili. La coltivazione di questo fiore, al fine di commercializzarne i preziosi rizomi, è ancora presente nella cultura locale, in quanto legata a una sapienza contadina radicata e una pratica di cura del territorio che ha consentito finora, su gran parte della fascia collinare, la conservazione del paesaggio agrario tradizionale. L’avanzare degli impianti per la moderna viticoltura a discapito delle aree coltivati a cereali, oggi rimboschite o ad olivi sempre più ristrette, fa pensare che non ci sarà molto margine, né di spazio né di tempo per intervenire. Per questo l’Associazione Antiche Contrade, che organizza annualmente la Festa dell’Iris a Cellore propone, in collaborazione con l’amministrazione comunale, per oggi alle 17.30 in sala consiliare, nel municipio di Illasi un incontro preliminare conoscitivo tra tutti i soggetti potenzialmente interessati: Comune, aziende agricole, associazioni, finalizzato alla valutazione e approfondimento sull'ipotesi di costituire una cooperativa per la coltivazione, la commercializzazione, la trasformazione e la valorizzazione dell'iris. L’incontro è aperto a tutti gli interessati a questa ipotesi di progetto. Si mira al recupero di una coltura tradizionale caratterizzata da un ampio margine di valorizzazione nell’ambito di tre dimensioni principali: economica, territoriale e culturale. È una coltivazione che può infatti svilupparsi in zone marginali, con scarse esigenze e caratteristiche povere di composizione del terreno, che non sottrarrebbe spazio alle superfici utili delle colture principali. L’impianto e la coltivazione dei rizomi contribuirebbe alla riduzione dei fenomeni di dissesto, soprattutto in corrispondenza delle aree terrazzate, con ricadute positive anche su altri settori economici. Culturalmente è ancora una coltivazione presente nella memoria dei residenti delle due valli e potrebbe essere fattore identitario importante. Il progetto si propone di coinvolgere in forma cooperativa aziende agricole e operatori economici che già esistono e sono in grado di valorizzare il prodotto attraverso processi di trasformazione capaci di costruire filiere corte generatrici di valore aggiunto da distribuire sul territorio. Ogni contributo alla crescita di un’idea capace di coagulare l’interesse collettivo sul tema sarà ben accetto dagli organizzatori dell’incontro e dai futuri soci. •

V.Z

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