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La metamorfosi del monastero del degrado

Il pozzo di corte Lepia: era stato riempito di immondizie. Ripulito, si è raggiunta la falda sottostante
Il pozzo di corte Lepia: era stato riempito di immondizie. Ripulito, si è raggiunta la falda sottostante
Il pozzo di corte Lepia: era stato riempito di immondizie. Ripulito, si è raggiunta la falda sottostante
Il pozzo di corte Lepia: era stato riempito di immondizie. Ripulito, si è raggiunta la falda sottostante

Per Lepia sembra giunta davvero l’occasione per tornare a nuova vita: nell’antico monastero del 1176, divenuto dopo il 1771 (quando la Serenissima confiscò molti beni ecclesiastici sul proprio territorio) una grandiosa corte rurale proprietà di famiglie nobili, da troppi anni abbandonato a un triste e squallido degrado, sorgerà una moderna comunità residenziale, ben attrezzata e destinata agli anziani. Una struttura che promette di garantire loro serenità e quelle attenzioni di cui hanno bisogno nella vita quotidiana. L’ambizioso progetto sta prendendo forma a stralci nella proprietà di circa 20.000 metri quadri acquistata all’asta dalla Life Holding, una società milanese ma con diramazioni anche nella nostra città e provincia. Sul cartello di inizio lavori affisso all’entrata della corte nella Zai di Lepia si legge: «Comune di Lavagno, lavori di restauro e risanamento conservativo con permesso di costruire del 6/7/18, rilasciato alla ditta committente Migi» (una delle società della Life Holding milanese) su progetto dell’architetto Sabina De Togni. «Inizio dei lavori il 17/7/18 da parte dell’ impresa Verona Antica srl». «I volumi coperti da poter ristrutturare», spiega Mirko Scaglia, dirigente dei lavori in corte Lepia, «sono di ben 9mila metri quadri. Quindi non abbiamo alcun bisogno di edificarvi nuovi edifici. Ci basta semplicemente ristrutturare gli esistenti a cui avremo, magari, necessità di cambiare destinazione d’uso, ma tutto nel rispetto di quando prevedono le norme» Al momento l’autorizzazione alla ristrutturazione concessa dal Comune di Lavagno riguarda una porzione limitata di quanto è possibile recuperare nell’intera area. «Si tratta», spiega il responsabile dell’ufficio tecnico comunale di Lavagno, sezione edilizia privata, architetto Marco Bottacini, «di un progetto di manutenzione straordinaria di alcuni immobili di corte Lepia a fini residenziali, anche con cambiamento di destinazione d’uso». «Per intanto stiamo mettendo a posto», aggiunge, «quella che dovrebbe diventare l’abitazione della mia famiglia, cosa questa che da sola dimostra quanto credo nel progetto che abbiamo intenzione di realizzare qui a Lepia. Ci credo tanto da volerci venire ad abitare. E stiamo ristrutturando anche altre costruzioni in cui verranno realizzati una quarantina di mini appartamenti, dotati pure all’esterno di piscine con acqua calda di cui la zona di Lepia è ricca, come quella presente alle terme di Caldiero». Aggiungendo qualche altro particolare sui lavori già realizzati, Scaglia indica l’antico pozzo posto al centro della corte, contenuta tra quella che sarà la sua casa e il chiostro del monastero, affermando di averlo ristrutturato e ripulito da tutte le immondizie arrivando nuovamente a incontrare la falda acquifera. Per poter abitare i primi appartamentini di corte Lepia il dirigente prevede almeno quattro anni di intenso lavoro con l’esborso di una cifra consistente. «Ma, consolidando e valorizzando l’esistente, potremmo dare a questa zona nuova vita, riallacciandola a quella che è stata vissuta tra le mura dell’antico monastero di San Giuliano. E questo, nel tempo ci ripagherà delle spese sostenute perché gli appartamentini verranno affittati oppure anche venduti solo in usufrutto, cioè con la clausola che alla morte dei proprietari ritorneranno nelle mani della società che li ha realizzati». Intanto, lungo la strada che conduce al portone di corte Lepia, si stanno piantando alberi che potranno essere cresciuti al momento in cui verranno accolti i nuovi residenti. L’Amministrazione comunale di Lavagno, per bocca del sindaco Simone Albi, assicura alla società il proprio appoggio augurandosi che la zona possa essere davvero riqualificata e conservi in particolare la chiesetta e l’annesso chiostro. •

Giuseppe Corrà

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