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Indennizzi per gli espropri Gli agricoltori ottengono di più

Una protesta degli agricoltori a causa degli espropri per il bacino di Colombaretta
Una protesta degli agricoltori a causa degli espropri per il bacino di Colombaretta
Una protesta degli agricoltori a causa degli espropri per il bacino di Colombaretta
Una protesta degli agricoltori a causa degli espropri per il bacino di Colombaretta

Colombaretta, sui valori degli espropri avevano ragione gli agricoltori: la Giunta veneta prende atto delle prime risultanze delle Commissioni di esproprio e delle terne arbitrali e perciò aggiunge 900 mila euro - che andranno a ristoro dei proprietari dei terreni di Montecchia di Crosara - alle spese da affrontare per la realizzazione del bacino. Non è, però, tutto. Perché alle risorse disponibili vengono aggiunti anche altri 250 mila euro per integrare il sistema di scarico del bacino. Sale dunque di 1.150.000 euro l’importo complessivo dei lavori per la costruzione della doppia cassa di laminazione delle piene dell’Alpone, che lievita dunque a 14.149.994,38 euro. Cosa sia accaduto lo si legge negli allegati della delibera con cui, su proposta dell’assessore alla Difesa del suolo Gianpaolo Bottacin, la Giunta veneta ha dato il proprio via libera: «Non appena redatti ed approvati i frazionamenti delle aree definitive da espropriare, le varie ditte hanno chiesto l’attivazione delle commissioni di esproprio e/o, in alternativa delle terne arbitrali, per ridefinire il valore degli indennizzi». E proprio sulla base delle decisioni assunte alla luce delle impugnazioni sulle stime dei terreni da espropriare, la Regione si è vista costretta a «rideterminare le indennità finali che, complessivamente, hanno un maggior costo di circa 900 mila euro». Dunque, la contestazione degli agricoltori sui valori indicati dalla Regione, «accusata» di voler far pagare a loro i costi di messa in sicurezza del territorio, era corretta: «Diciamo di sì, ed è indubbio che questo incremento di valore soddisfi», chiarisce l’avvocato Annamaria Teresa Lombardi che assiste 46 dei 52 proprietari dei terreni, «ma l’obiettivo vero dell’azione dei proprietari è sempre l’esproprio. La modalità scelta dalla Regione, espropriando solo una minima parte dei 44 ettari asserviti, mantiene vivo il rischio di azzeramento delle colture, con perdita di raccolto, di produzione e di impianti in caso di sommersione prolungata dei terreni. Su questo si era innescata la battaglia che ha comunque registrato un punto a favore, con il riconoscimento rispetto al fatto che il valore reale, la perdita di valore e la servitù fossero sottostimate». Il legale degli agricoltori si dice, comunque, speranzosa: «Il secondo stanziamento, di 250 mila euro, sembra cogliere la richiesta pressante che abbiamo fatto. Se per un verso la Regione riconosce che il progetto era migliorabile», considera l’avvocato, «dall’altro propone una soluzione per accelerare lo svuotamento del bacino». Nella delibera di Giunta regionale si fa espresso riferimento ad «un condotto scatolare», ma Lombardi non entra nel merito: «Non sono un tecnico: il problema è rispettare le previsioni progettuali e cioè riuscire a svuotare il bacino entro 24 ore. L’Alpone scorre pensile, rispetto al bacino, cioè è più alto: scatolare, idrovora, impianto di sollevamento: saranno i tecnici a trovare soluzioni a questo e ad altri problemi». Stando agli annunci della Regione, Colombaretta sarebbe praticamente pronto e in attesa di collaudo: «A giudicare dai problemi che abbiamo riscontrato, mi pare difficile da credere», osserva Lombardi, «perché nei terreni sono nate alcune risorgive e di fronte al manufatto di sfioro, si è originato un piccolo stagno. Poi ci sono delle criticità anche legate alla visibilità. Abbiamo segnalato il tutto», conclude l’avvocato, «chiedendo di essere coinvolti, in quanto soggetti interessati, ed informati. Date le ultime decisioni, siamo fiduciosi». •

Paola Dalli Cani

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