<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Il primo rifugio delle Alpi a energia eolica

L’impianto che sfrutta l’energia del vento per alimentare il rifugio Alpenrosenhof
L’impianto che sfrutta l’energia del vento per alimentare il rifugio Alpenrosenhof
L’impianto che sfrutta l’energia del vento per alimentare il rifugio Alpenrosenhof
L’impianto che sfrutta l’energia del vento per alimentare il rifugio Alpenrosenhof

Riaprirà a maggio in totale autonomia l’Alpenrosenhof, il rifugio a Passo Pennes (Penserjoch) in Sud Tirolo, tra Vipiteno e la Val Sarentino, a 2.211 metri, che Penta Wind, l’azienda di Badia Calavena, ha dotato dallo scorso autunno di un generatore eolico all’avanguardia in grado di fornire energia a un edificio privo della connessione alla rete elettrica. Il rifugio, che fino allo scorso ottobre consumava ben 9mila litri di gasolio a stagione, è il primo delle Alpi alimentato a energia eolica e che ora può accendere il generatore solo in casi di emergenza. I 24 metri di torre portano in cima una una turbina da 20kW collegata a una serie di accumulatori da 200 kw e a un piccolo impianto e pannelli fotovoltaici da 10 kw forniti da un’azienda tedesca. Penta Wind nasce come divisione di Penta Systems, leader nella produzione di arredi in metallo su misura e personalizzati per catene di negozi, dedicandosi esclusivamente alla produzione di tecnologia eolica, ereditando dall’azienda madre conoscenze e capacità progettuale per impiantistica, programmazione e produzione. Formata da manager e personale tecnico specializzato, garantisce prodotti di alta qualità caratterizzati da un elevato livello di innovazione tecnologica e ha il merito di aver portato per la prima volta sul mercato eolico di mini potenza un generatore a cinque pale, scelta tecnologica che ha permesso di presentare un generatore dalle caratteristiche uniche, a costi particolarmente contenuti. «Altri tre rifugi sudtirolesi si sono dichiarati interessati alla proposta e due richieste ci sono arrivate anche dall’ Austria. In primavera saranno terminati e li sistemeremo sulla base delle dimensioni richieste», rivela il titolare Rino Perlati. Tra i tanti vantaggi infatti del mini eolico, che non richiede laboriose pratiche di autorizzazione paesaggistica e ambientale, c’è anche quello di poter stare tutto in un container ed essere trasferito anche nei luoghi più impervi. Serve il personale per il montaggio e la messa in funzione, ma poi tutto viene visionato con il telecontrollo. Ad esempio, per la pala installata a Passo Pennes ci sono dei sensori di umidità che segnalano la presenza di formazioni di ghiaccio e bloccano la turbina in attesa dell’innalzamento della temperatura per dare il via libera al funzionamento. Lo stesso accade quando la temperatura raggiunge i 25 gradi centigradi sotto lo zero o quando il vento è troppo forte (superiore a 20 metri al secondo, circa 80 km/h) e rischierebbe di danneggiare la turbina. Da un normale tablet è possibile controllare a distanza tutte le funzioni e ricevere eventuali segnalazioni di irregolarità «Abbiamo optato per il mini eolico perché oltre ad avere un prezzo accessibile è completamente svincolato dalla politica degli incentivi: il governo non ha purtroppo le idee chiare in materia e non decide e il mercato è bloccato in attesa che partano gli incentivi. Nella nostra proposta, invece, non c’è nessuna correlazione con il collegamento in rete e lo scambio di energia: quanto viene prodotto è destinato ad essere consumato o accumulato per i momenti “di magra”, in assenza di vento o scarsa produzione del fotovoltaico», aggiunge il titolare. Negli ultimi anni sono stati fatti passi importanti anche rispetto agli accumulatori che hanno una vita media di una decina d’anni e capacità superiori rispetto al passato grazie al piombo-gel. «Un impianto come quello montatVal sarentinao al rifugio Alpenrosenhof è in grado di garantire autonomia energetica a una ventina di famiglie e non ci nascondiamo di essere interessati a sviluppare questa tecnologia anche in collaborazione con paesi in via di sviluppo, dove non esiste ancora una completa copertura della rete elettrica o non ci si arriverà mai per i costi proibitivi del trasporto dell’energia», conclude Perlati. • V.Z.

Suggerimenti