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Il migliore bianco
del Veneto
nasce a Terrossa

Giulia Franchetto con il Premio Decanter FOTO AMATO
Giulia Franchetto con il Premio Decanter FOTO AMATO
Giulia Franchetto con il Premio Decanter FOTO AMATO
Giulia Franchetto con il Premio Decanter FOTO AMATO

Nasce a Terrossa ed è un Soave il miglior vino bianco del Veneto: lo ha deciso Decanter, la rivista di settore più autorevole al mondo, assegnando al Soave «La Capelina», Garganega 2015, il suo platino. Giulia Franchetto, 27 anni, da qualche mese è legale rappresentante della Società agricola Franchetto, evoluzione dell'azienda agricola di famiglia, quella che suo padre Antonio fondò nel 1982 quando, stufo di perder di vista le sue uve, decise che era il momento di fare e vendere il suo vino.

A monte l'esperienza di Sante, padre di Antonio e nonno di Giulia, quel «Santin Duì- co» (Duìchi è il soprannome di questo ceppo dei Franchetto) a cui figlio e nipote hanno dedicato il loro Recioto di Soave. Fresca di laurea in enologia, in vigna e in cantina ci è cresciuta assieme alla mamma Mara e alla sorella Anna, che però ha scelto al momento altre strade. E Giulia, genuina come la sua terra, davanti a questo blasone non trattiene l'emozione: «È stata la prima volta che ho mandato i vini, perché su guide e concorsi sono piuttosto disillusa. Quando mi hanno chiamato quelli di Decanter», racconta ancora incredula, «ho pensato subito ad un errore».

«La Capelina» è arrivato al Platino dopo una prima selezione (17.200 i vini in concorso provenienti da tutto il mondo) che gli è valso l'oro, e una seconda «gara» tra le medaglie d'oro. Non bastasse il primato regionale, Giulia Fanchetto e la sua famiglia brindano anche al bronzo assegnato al Soave «Recorbian, quello che nasce dalla raccolta tardiva della Garganega della campagna terrossana. «Sono stupefatta ed estremamente felice perché considero questi riconoscimenti come il frutto di un lavoro lungo dieci anni per costruire il punto di equilibrio tra la massima qualità, sostenibilità e rispetto di questo straordinario territorio. Per me», spiega Giulia, «questo Soave è la cartolina del trittico terra-territorio-terroir che definisce il territorio unico della Val d'Alpone. La terra rossa, il microclima, i vulcani sono raccontati nella spiccata mineralità che regala la sensazione vivace delle bollicine, freschezza e aromi floreali».

C'è la Garganega, tra le «figlie» di Antonio (perché così lui considera le sue vigne), ma pure la Durella che affonda le radici in montagna, a Vestenanova, e pure il Pinot Grigio: nascono così le 40 mila bottiglie di casa Franchetto, e c'è spazio pure per una microscommessa sui rossi. È una «sinfonia» che nasce da una famiglia in cui Antonio suona il trombone, Mara canta, Giulia il corno francese ed Anna il flauto traverso. Lui, il Soave «La Capelina» che veste di platino, nasce in 13 mila esemplari che, come gli altri vini della cantina dilettano il consumatore veneto e, da un po’ seducono anche americani, giapponesi, norvegesi, estoni e, da quest'anno, gli enofili della Nuova Zelanda. Il futuro? «È adesso», risponde Giulia, «è il lavoro corretto e pulito nei vigneti da cui parte il rafforzamento dell'identità aziendale. Tutto il resto arriva dopo».

Paola Dalli Cani

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