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Decreto Sicurezza, scure sui bandi

Un richiedente asilo al lavoro in una falegnameria
Un richiedente asilo al lavoro in una falegnameria
Un richiedente asilo al lavoro in una falegnameria
Un richiedente asilo al lavoro in una falegnameria

Niente più corsi di lingua, né lezioni per preparare l’esame in Commissione territoriale, necessario per ottenere il permesso di asilo. Niente più preparazione professionale per aiutare i giovani migranti a inserirsi nella comunità attraverso un mestiere, nessun sostegno psicologico né attività che li accompagni nella gestione del (tanto) tempo libero. Pure le prestazioni sanitarie sono state ridotte: a ogni ospite spetteranno non più di quattro ore di assistenza medica mentre la presenza di infermieri è stata del tutto eliminata. Il nuovo bando per l’accoglienza di cittadini stranieri che richiedono la protezione internazionale, pubblicato dalla Prefettura di Verona, riflette tutte le novità in fatto di immigrazione introdotte dal decreto Sicurezza voluto dal vicepremier Matteo Salvini. Il taglio nei costi previsti dai vari capitolati, che sono stati tradotti poi nelle gare alle quali parteciperanno le cooperative, ha comportato infatti una eliminazione netta dei servizi destinati ai migranti ai quali, in sostanza, dovrà essere garantito solamente vitto e alloggio. NEL DETTAGLIO, la Prefettura ha pubblicato sei diversi bandi destinati, complessivamente, all’accoglienza di 1.935 richiedenti protezione internazionale, circa una cinquantina in più rispetto a quelli che oggi sono presenti nella provincia, distribuiti tra appartamenti, piccoli e grandi centri collettivi e strutture demaniali. E con il nuovo decreto è proprio il «contenitore», cioè il tipo di edificio adibito all’ospitalità, a fare la differenza. Mentre nei bandi pubblicati fino allo scorso anno la spesa prevista per singolo immigrato, al giorno, era di 35 euro indipendentemente dal luogo in cui veniva ospitato, ora quella cifra oltre ad essere stata ridotta varia anche da bando a bando. C’è una prima gara destinata all’accoglienza biennale di 1.200 richiedenti asilo ospitati in appartamenti, per una spesa complessiva di 18,7 milioni di euro: in questo caso, visti gli spazi nei quali vivranno, dovranno arrangiarsi a fare la spesa, cucinare e occuparsi delle pulizie. L’impegno per la cooperativa sarà quindi minore e l’importo pro capite sarà di 18 euro, al quale va aggiunto il pocket money giornaliero da 2,50 euro e una scheda telefonica da 5 euro (nei precedenti bandi era di 15 euro). Ad oggi sono 53 i comuni veronesi che ospitano immigrati all’interno di appartamento per un totale di 1.140 posti disponibili ai quali, in caso di emergenza, possono essere aggiunti altri sessanta posti in paesi che al momento non accolgono alcun profugo. IL BANDO LI ELENCA: Angiari, Badia Calavena, Bardolino, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Brentino Belluno, Brenzone sul Garda, Buttapietra, Castagnaro, Castel d’Azzano, Cavaion Veronese, Cerro Veronese, Concamarise, Costermano sul Garda, Ferrara di Monte Baldo, Garda, Isola della Scala, Lazise, Malcesine, Marano di Valpolicella, Minerbe, Nogarole Rocca, Palù, Pescantina, Peschiera del Garda, Rivoli Veronese, Roncà, Roverchiara, Roveredo di Guà, Roverè Veronese, San Giovanni Ilarione, San Mauro di Saline, San Zeno di Montagna, Terrazzo, Velo Veronese, Vestenanova, Villa Bartolomea. C’è poi un secondo bando, anche questo della durata biennale, destinato a 400 stranieri ospitati in centri in grado di accogliere al massimo 50 persone. In provincia ce ne sono diversi: alberghi, ville, ex scuole che si trovano ad Affi, Caprino Veronese, Legnago, Nogara, Pastrengo, Salizzole, San Pietro in Cariano, Sanguinetto, Sommacampagna e Trevenzuolo. In questo caso l’importo pro-capite è di 23 euro, che scende a 21,90 nella gara, la terza, destinata ai 225 cittadini da ospitare in centri più grandi, in grado di accoglierne fino a 300: secondo il legislatore qui, visti i numeri elevati, le economie di scala permettono alle cooperative di risparmiare in spese quali pasti e pulizie. L’appalto previsto per il secondo bando è di 7,6 milioni di euro, di 4,1 milioni per il terzo. Ci sono infine tre gare dalla durata annuale (scadenza prevista il 31 marzo), che riguardano altrettante strutture demaniali, quindi di proprietà dello Stato, nelle quali la cooperativa che si aggiudica la gestione dell’accoglienza non dovrà sostenere spese di affitto e di utenze. Si tratta di Forte Felice a Verona, dove sono previsti 45 posti, Erbezzo in località Vaccamozzi dove possono essere ospitate fino a 35 persone e Sant’Anna d’Alfaedo, dove l’ex caserma Nato, al momento vuota, potrà accogliere 30 cittadini stranieri. PER OGNI BANDO cambiano le cifre, i costi per singolo ospite, ma non il taglio dei servizi messi a disposizione: anzi, più le strutture ospitanti saranno grandi meno opportunità di inserimento offriranno. Per rendere l’idea, nei centri di accoglienza che ospitano fino a 50 persone ogni immigrato potrà incontrare l’assistente sociale in media per 28,8 minuti al mese (prima la media era di 86,4 minuti al mese). Più grande sarà il centro, e minore sarà la possibilità di vedere l’assistente sociale: in strutture fino a 150 ospiti la media scende a 12,8 minuti al mese. Sulla mediazione culturale le cose non andranno meglio. Nei centri più piccoli ogni ospite potrà contare sulla mediazione per 48 minuti al mese (prima la media era di 2 ore e 52,8 minuti al mese), in quelle più grandi (150 e 300 ospiti) la media mensile di mediazione per utente scende ad appena 19,2 minuti. •

Francesca Lorandi

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