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Con Tumolero

Castagnè-Corea:
dottor Micheloni,
un viaggio di bronzo

Con Tumolero
Balestreri, Tumolero e Micheloni (foto a dx Thomas Di Nardo)
Balestreri, Tumolero e Micheloni (foto a dx Thomas Di Nardo)
Balestreri, Tumolero e Micheloni (foto a dx Thomas Di Nardo)
Balestreri, Tumolero e Micheloni (foto a dx Thomas Di Nardo)

Nicola sfreccia sul ghiaccio ai cinquanta all’ora: un pattino bianco e uno nero, come i tasti di un pianoforte che va veloce, più veloce anche del cronometro. I suoi compagni di viaggio a bordo pista trattengono il fiato, finché i secondi e i centesimi non si fermano: anche l’ultima batteria lascia intatto il terzo posto di Nicola Tumolero, che può festeggiare il bronzo olimpico nei 10.000 metri pista lunga.

Coach e staff medico corrono ad abbracciarlo. E nell’intrico di tute azzurre sbuca in mondovisione anche il sorriso di Gian Mario Micheloni, medico mezzanese (o meglio, di Castagnè, come ama sottolineare), che in Corea sta vivendo un’esperienza indimenticabile. Gian Mario, 32 anni, lavora attualmente nel reparto di ortopedia del San Bortolo di Vicenza, diretto dal veronese Alberto Momoli, ed è da qualche anno consulente della Federazione italiana sport del ghiaccio. Una squadra, quella dei medici veronesi alle Olimpiadi di PyeongChang, completata da Filippo Balestreri, Carlo Segattini e Paolo Cannas.

 

FRECCIA TUMOLERO. Gian Mario aveva già affiancato il team della Federazione Italiana Ghiaccio per Mondiali ed Europei. Questa è la prima Olimpiade, concisa subito con una meravigliosa quanto insperata medaglia. «Nicola è giovane e molto forte», racconta, «ci aspettavamo che facesse bene, ma questo terzo posto è una specie di miracolo sportivo». Un podio arrivato grazie anche al flop dell’olandese Kramer, grande favorito della vigilia.

Ma l’euforia per il pattinatore che viene dall’altopiano di Asiago non può togliere spazio alla concentrazione: con il ct Maurizio Marchetto, gli assistenti e grandi ex Fabris e Anesi e il fisioterapista Luca Arosio, la testa è già alla gara a squadre. Dopo la cerimonia di premiazione, dunque, tutti di nuovo nell’atmosfera ovattata e iper-organizzata del villaggio olimpico «costiero» di Gang Neung.

 

DA CASTAGNÈ ALLA COREA. Mensa, palestra e riunioni: Micheloni condivide gli spazi con gli altri medici italiani, gomito a gomito con i «colleghi» danesi, in una struttura iper-moderna sponsorizzata dalla Samsung, dove si può anche provare l’immersione nella realtà virtuale. «In otto giorni qui ancora non sono uscito», spiega, «ma posso dire che i coreani che lavorano al villaggio sono molto ospitali e cordiali». Dalla chiesa di Sant’Ulderico, che domina le vallate di Mezzane e Marcellise, ai monti Taebaek, che uniscono le due Coree: lui non si scompone, entusiasta ma sempre concentrato sul suo prezioso ruolo di angelo custode di ossa e legamenti azzurri.

Dalle sfide a centrocampo con gli Amatori Castagnè, è passato a fare il tifo per la sorprendente nazionale di curling o per gli atleti di short track e figura, condividendo sensazioni e speranze della spedizione tricolore. Con quelle serate, infine, trascorse a Casa Italia, dove il presidente del Coni Malagò è padrone di casa e dove lo sguardo di tutti scappa di continuo verso la progressione del medagliere. Perché, dall’altro lato del mondo, il sogno olimpico continua. •

 

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Riccardo Verzè

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