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Alla ricerca di fonti di inquinamento

Mentre si pensa a come portare acqua pulita nell’area dove gli acquedotti pescano dalla falda contaminata dai Pfas, si svolgono le ricerche per scoprire da dove viene l'inquinamento che si continua a registrare nelle acque sotterranee. Sul fatto che ci siano fonti sinora sconosciute di contaminazione il direttore generale dell'Arpav Nicola Dell'Acqua non ha dubbi. «Abbiamo riscontrato valori di sostanze perfluoro-alchiliche che non sono compatibili con situazioni casuali», spiega. «Una presenza contenuta di Pfas è riscontrabile anche in zone lontane dall'area esposta a questo inquinamento, ma qui stiamo parlando di situazioni che possono essere spiegate solo con qualche presenza anomala». Anche se, poi, tiene a sottolineare che questa situazione non ha nulla a che fare con l'acqua che viene erogata dagli acquedotti. «Quella, grazie ai filtri, continua e continuerà ad essere a Pfas zero in tutta la zona rossa». Le ricerche si concentrano sul sito produttivo della Miteni, dove vengono effettuati carotaggi seguendo una maglia particolarmente fitta. Un'azione contro la quale l'azienda, affermando che a causa di essa rischia di subire pesanti conseguenze per quanto riguarda la propria attività, aveva presentato un ricorso amministrativo in cui parlava di possibili danni per ben 98 milioni. «In questi primi giorni dei controlli, che per ora riguardano aree non usate direttamente per le attività produttive, abbiamo però avuto piena collaborazione da parte della ditta», rivela Dell'Acqua. Ditta che, grazie ad un'indagine satellitare svolta in collaborazione con l'università di Firenze, non ha più segreti per chi vi sta svolgendo i controlli. Quantomeno dal punto di vista strutturale. Una puntuale analisi ci ha permesso di ricostruire l'intera storia delle costruzioni presenti nell'area della fabbrica e delle modificazioni di cui essi sono state oggetto», conclude.

LU.FI.

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