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A 87 anni si è spento Virgili
Fu il più giovane sindaco d’Italia

«Onestà significa rifiutare anche una bottiglia di vino offerta per qualcosa che hai fatto». Lo ripeteva Gianluigi Virgili a quanti gli chiedevano lumi sulla sua esperienza al timone del municipio dal 1961 al 1965. L’ex sindaco di Zevio si è spento ieri mattina dopo un breve ricovero all’ospedale che aveva chiarito gravità e incurabilità della sua malattia. Aveva 87 anni.

Politicamente parlando, Virgili fu un anticipatore: a- vendo 30 anni, fu il più giovane sindaco d’Italia all’epoca della sua elezione. E già oltre mezzo secolo fa sosteneva l’opportunità per chi amministra di non andare oltre le due legislature. Lui si fermò ben prima facendo convivere per soli quattro anni il suo mestiere di commerciante di risi, esercitato con il fratello Mario, con quello di sindaco. Nella successiva legislatura fu assessore supplente. Con la politica smise appena convolato a nozze, per dedicarsi alla famiglia e tornare all’ impegno parrocchiale, confidò anni fa Gianluigi a Prima pagina, periodico d’informazione locale non più edito.

Negli anni ’50 e ’60 i giochi fungevano da catalizzatore per piccoli e grandi, a prescindere da stato sociale e appartenenza ideologica. Tutto un programma il nome della squadra di calcio fondata da Gianluigi e amici: «L’atomica». Prima di diventare sindaco, Virgili fu segretario della Dc e consigliere dell’ospedale Chiarenzi. Il suo programma di legislatura l’aveva distillato con il precedente primo cittadino Lino Sandri. Cardine del mandato Virgili fu il fai da te, ovvero realizzare i lavori pubblici in economia. Complici un gruppo di dipendenti comunali entrati nella storia del paese per dedizione: tra gli altri Ivo Conti, Domenico Terron, Luigi Perbellini, Lino Sipolo, Remigio Rinaldi, Angelo Scarpi.

Zevio fu uno dei primi Comuni della provincia a dotarsi di scavatrice. L’ufficio di ricevimento del sindaco era in prevalenza la strada. Ultimate le riunioni in municipio, gli amministratori correvano a casa di Gianluigi per aiutarlo a caricare sul camion i sacchi di riso da consegnare il giorno dopo. All’epoca, insomma, l’umanità era di casa in municipio.

Fare cose utili e concrete, l’imperativo di Virgili. A lui si devono opere che hanno mutato la vita di Zevio: la realizzazione dell’acquedotto, l’ avvio della rete fognaria, della zona industriale sulla Ronchesana, della scuola professionale per meccanici tutt’ ora attiva e della lottizzazione Quaggera (il «quartiere pilota»). Su terreno reso disponibile dal Comune a prezzo di costo, prese vita un quartiere costruito nei fine settimana da operai disposti a grandi sacrifici pur di avere casa propria. Sotto il mandato Virgili fu inaugurato anche il canale idroelettrico Sava, realizzato da una società svizzera.

Per Gianluigi volare sopra le appartenenze di partito e l’amicizia «che strupa i oci» era una costante. Al proposito ricordava sempre i contrasti che ebbe quando nominò Leo Todeschini - medaglia d’oro al valore militare durante la guerra nel deserto, ma anche federale a Zevio - tra i membri della commissione preposta ad occuparsi della nascente zona industriale. «Politicamente non avevamo nulla da spartire ma, grazie alla sua esperienza professionale, Todeschini diede un prezioso contributo alla commissione», esemplificava l’ex sindaco.

Oltre all’onestà, il decalogo comportamentale di Virgili tra l’altro ascriveva il rispetto per le idee altrui, l’avere a cuore l’interesse pubblico, chiedere consigli a tutti con semplicità e umiltà. Il funerale dell’ex amministratore comunale sarà celebrato domani, alle 15, nella chiesa parrocchiale del capoluogo. La salma è visitabile alla casa funeraria Cof di Caldiero.

Piero Taddei

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