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L’EMERGENZA

Verona si sgretola
I crolli sono
il 40 % in più

Palazzi storici, cornicioni e intonaci pericolantiVia Mazzini, 27 aprile scorso: caduta di un pezzo di ringhieraVia XX Settembre: cornicione cade in strada il 2 maggio 2015
Palazzi storici, cornicioni e intonaci pericolantiVia Mazzini, 27 aprile scorso: caduta di un pezzo di ringhieraVia XX Settembre: cornicione cade in strada il 2 maggio 2015
Palazzi storici, cornicioni e intonaci pericolantiVia Mazzini, 27 aprile scorso: caduta di un pezzo di ringhieraVia XX Settembre: cornicione cade in strada il 2 maggio 2015
Palazzi storici, cornicioni e intonaci pericolantiVia Mazzini, 27 aprile scorso: caduta di un pezzo di ringhieraVia XX Settembre: cornicione cade in strada il 2 maggio 2015

È la storia di Verona che si sgretola. Un pezzo di cornicione dopo l’altro, un frammento di intonaco alla volta, una parte di ringhiera in seguito all’altra si staccano dai palazzi antichi e si schiantano in strada. Ormai si parla di «emergenza calcinacci». E l’allarme non è a sproposito, se è vero che, come rivela il vice comandante dei vigili del fuoco, Lorenzo Gambino, «nei primi cinque mesi del 2016 si registra un aumento dei crolli del 30-40 per cento rispetto al 2015». Dall’inizio dell’anno i pompieri sono dovuti intervenire già 35 volte; i vigili urbani 42.

Ma pazienza se il marmo o il ferro in questione si sfracella per terra. Il problema è se colpisce qualcuno, come un mese fa in via Mazzini. Un ricciolo di ringhiera era piombato in testa a una giovane passante, la quale, miracolosamente, se l’è cavata con ferite non gravi. I crolli si susseguono a ritmo serrato, soprattutto in centro. Ieri in via Quintino Sella, lunedì all’Interrato dell’Acqua Morta, per fortuna senza feriti.

In Comune, la prima commissione consiliare (Sicurezza urbana), convocata e presieduta da Katia Maria Forte della Lista Tosi, si è riunita d’urgenza per affrontare il tema: «Dobbiamo mettere in conto che la crescente violenza dei fenomeni atmosferici, di cui abbiamo avuto un altro assaggio con il temporale dell’altro giorno, accrescono il rischio di crolli e distacchi», spiega Forte.

I proprietari di edifici vetusti e malandati devono ricordare che, nel caso di lesioni a persone causate dalla mancata manutenzione dell’immobile, si entra nel penale. Bisognerebbe fare prevenzione. «Non aspettiamo il morto», esorta il comandante dei polizia municipale, Luigi Altamura. Ma dalla commissione emerge, purtroppo, lo scarso potere che il Comune ha nei confronti dei privati per costringerli a mettere in sicurezza le «parti aggettanti» dei loro palazzi prima che queste piombino giù, con grande pericolo per i passanti.

Come interviene il Comune? L’assessore all’Edilizia privata, Gian Arnaldo Caleffi, spiega che «ai proprietari vengono inviate le ingiunzioni a intervenire su situazioni di pericolo in base al Regolamento edilizio e al Codice civile. L’idea è di cercare anche una sinergia con gli amministratori di condominio, dove ci sono. Di più non possiamo fare. Qualche anno fa si ipotizzò l’obbligatorietà del “libretto del fabbricato” per costringere i proprietari a indagini regolari sullo stato dei propri edifici. Ma poi non ne è seguito nulla e il Comune non può fare da sé».

Dall’inizio dell’anno, per eliminare incombenti pericoli, sono stati ordinati 48 interventi: 30 riguardanti edifici privati, 5 edifici pubblici, e 13 fra alberi pericolanti, rischi di incendio o altre insidie. In centro, sempre dall’inizio del 2016, i palazzi con parti pericolanti su cui si è agito sono stati 11: cinque casi di cornicioni e intonaci da riattaccare, tre scuri e due ringhiere da sostituire, un tetto da risanare. I dati sono stati forniti da Maria Teresa Biondaro, responsabile dei procedimenti di controllo edilizio.

«Nella maggior parte dei casi», dice Biondaro, «il Comune riesce a ottenere l’intervento, pur minimo, dei proprietari». In caso contrario, è il Comune stesso a sobbarcarsi la spesa della messa in sicurezza, per poi rivalersi sul privato. Che, però, può rivelarsi squattrinato, o irreperibile.

Palazzo Barbieri è più «virtuoso», come ha illustrato il dirigente dell’Edilizia monumentale, Sergio Menon. Sui palazzi storici di sua competenza - Gran Guardia, Casa di Giulietta, dimore Scaligere e molti altri - effettua monitoraggi che poi sottopone alla Soprintendenza.

Dai consiglieri però si è levata, a più voci, la richiesta di fare qualcosa di più.

Lorenza Costantino

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