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Spara e si barrica in casa: ore di paura

Sul posto anche i mediatori, che hanno tranquillizzato l’uomoI carabinieri si sono appostati nei campi e nei vicoli attorno alla casa del quarantaseienne, in attesa che la situazione tornasse alla normalitàIl quarantaseienne alla fine si è arreso ed è stato portato in ospedale
Sul posto anche i mediatori, che hanno tranquillizzato l’uomoI carabinieri si sono appostati nei campi e nei vicoli attorno alla casa del quarantaseienne, in attesa che la situazione tornasse alla normalitàIl quarantaseienne alla fine si è arreso ed è stato portato in ospedale
Sul posto anche i mediatori, che hanno tranquillizzato l’uomoI carabinieri si sono appostati nei campi e nei vicoli attorno alla casa del quarantaseienne, in attesa che la situazione tornasse alla normalitàIl quarantaseienne alla fine si è arreso ed è stato portato in ospedale
Sul posto anche i mediatori, che hanno tranquillizzato l’uomoI carabinieri si sono appostati nei campi e nei vicoli attorno alla casa del quarantaseienne, in attesa che la situazione tornasse alla normalitàIl quarantaseienne alla fine si è arreso ed è stato portato in ospedale

Un uomo barricato in casa con un fucile da caccia in mano e intenti suicidi nel cuore. I familiari terrorizzati all’esterno. E, tutto attorno, una schiera di carabinieri, intervenuti per cercare di dissuaderlo. La trattativa, estenuante, è durata ore e, una volta tanto, si è conclusa con un lieto fine. Sono scene che siamo abituati a vedere nei film, ma sabato pomeriggio tutto questo è accaduto a Roverchiara, paese della Bassa Veronese. Erano circa le 15.30, quando la mamma e la zia di M.M., un quarantaseienne veronese, hanno contattato il 112, raccontando allarmate che il figlio e nipote aveva appena sparato un colpo di fucile nel loro cortile. M.M. non ha un lavoro, è separato ed è padre di tre figli. E come molti padri separati si è ritrovato a dover affrontare momenti difficili. La rottura con l’ex moglie, il doloroso distacco dai figli, le spese da sostenere. Difficoltà che, in alcuni momenti, possono sembrare insormontabili. Dev’essere stato così sabato pomeriggio, quando il quarantaseienne ha perso la testa e, in un istante di estremo sconforto, ha imbracciato il fucile del padre e ha sparato un colpo nel cortile, in presenza della madre e della zia. Il proiettile, fortunatamente, ha mancato le due donne, ma ha colpito un povero coniglio, che è morto sul colpo. «Ora mi uccido», continuava a ripetere. La mamma e la zia, spaventatissime, hanno chiamato i carabinieri, che si sono precipitati in massa in via Crosara 39 per riportare la situazione sotto controllo. I militari della compagnia di Legnago, coordinati dal luogotenente Mauro Tenani, sono stati i primi ad arrivare sul posto e subito hanno messo in sicurezza le due donne e i vicini, circondando l’abitazione e cercando di capire se il quarantaseienne era solo all’interno e quali erano i rischi effettivi che si stavano correndo. Poco dopo sono arrivati due «mediatori» del comando provinciale di Verona, con il compito di «negoziare» con M.M. e di convincerlo a consegnarsi, riponendo il fucile. E poi ancora, i militari del Sos, le squadre operative di supporto, del settimo reggimento di Laives, personale specializzato in interventi ad alto rischio e con funzioni di antiterrorismo. Infine, i vertici del Comando provinciale dei carabinieri, a partire dal colonnello Ettore Bramato, comandante provinciale. Le operazioni di mediazione sono durate a lungo. Dopo vari tentativi di contatto telefonico, finalmente M.M. ha risposto al cellulare e ha iniziato un dialogo con i negoziatori, a cui ha ribadito il suo intento di farla finita. Con pazienza, i militari hanno cercato di tranquillizzarlo. Perché quello che oggi appare un ostacolo insormontabile, domani magari non lo è più. Non insormontabile, per lo meno. Lo hanno tranquillizzato anche sulle conseguenze di quel suo gesto e del dispiegamento di uomini e di mezzi, che lo avevano ancor più preoccupato. E così, intorno alle 18,30, il quarantaseienne ha riposto il fucile ed è uscito a mani alzate dall’abitazione, con il sollievo dei familiari e di tutti i carabinieri accorsi a Roverchiara. La mediazione, come non sempre accade purtroppo, si è conclusa positivamente, senza croci su cui piangere, senza feriti. M.M., come concordato anche con il pubblico ministero di turno Maria Diletta Schiaffino, è stato portato in ospedale, nel reparto di Psichiatria, dove si trova tuttora ricoverato. L’uomo è stato denunciato per procurato allarme e per esplosione di un colpo in luogo abitato. I carabinieri hanno effettuato un sequestro amministrativo sugli undici fucili da caccia che si trovavano in casa, tutti regolarmente denunciati, e di proprietà del padre di M.M.. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Manuela Trevisani

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