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«Si affermano credenze da cui la scienza ha preso le distanze»

Umanisti, medici, giuristi, economisti, informatici. Rappresentanti di ogni area di ricerca dell'Università di Verona stanno prendendo le distanze dal Congresso mondiale delle famiglie, in Gran Guardia dal 29 al 31 marzo. Finora sono 172 i professori e ricercatori che hanno firmato il documento stilato dal dipartimento di Scienze umane (L'Arena di ieri) in cui si bocciano le intenzioni del convegno, che vuole intervenire sui temi dell'aborto, divorzio e 'omosessualità «proponendo convinzioni etiche e religiose come fossero dati scientifici», recita il testo. «Il nostro è un gesto di testimonianza rivolto alla città. Considerando che l'ateneo svolge anche funzione pubblica di dialogo col territorio, abbiamo sentito la necessità di manifestare una posizione chiara rispetto alla vicenda». Parla Riccardo Panattoni, ordinario di Filosofia morale e direttore del dipartimento che ha promosso la raccolta firme. «È più che legittimo», precisa, «organizzare un momento di riflessione su argomenti che si vogliono rendere evidenti. Ma non si può affermare che siano basi scientifiche a sostenerli quando la ricerca internazionale li ha smentiti più volte». Il riferimento è alle tesi sostenute dalle associazioni internazionali che organizzano la tre giorni: l'affermazione del creazionismo, per esempio, o la convinzione che l'omosessualità sia patologica e che la responsabilità del calo demografico sia da imputare al lavoro fuori casa delle donne o, ancora, l'accostamento dell'interruzione volontaria di gravidanza all'omicidio. Il documento critica anche il rifiuto del riconoscimento dei diritti civili alle famiglie non convenzionali e alle persone che manifestano diversi orientamenti sessuali e identità di genere. «Tutti argomenti», sottolinea Panattoni, «che al dipartimento di Scienze umane affrontiamo dal punto di vista scientifico», nonché «credenze», si legge nello scritto, «da cui hanno preso le distanze già da molto tempo ordini professionali, associazioni accademiche e comitati etici di riviste scientifiche». L'iniziativa nasce dall'area di ricerca delle Scienze umane, ma sta ricevendo consensi da tutte le componenti dell'università. Hanno aderito rappresentanti di ogni dipartimento, direttori e delegati del rettore. «La partecipazione è molto buona», conferma Panattoni. «Sta emergendo l'anima dell'ateneo», quella ribadita dal codice etico che, «assieme ai principi della libertà della ricerca e dell'insegnamento, afferma quelli dell'uguaglianza e della solidarietà, rigettando ogni forma di pregiudizio e discriminazione». Le firme si raccolgono ancora per un paio di giorni, dopodiché c'è l'intenzione di organizzare un incontro pubblico. •

L.PER.

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