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Giallo a Marano di Valpolicella

Ristoratore morto
con le mani legate
«È tentata rapina»

Luciano Castellani aveva 72 anni
Luciano Castellani aveva 72 anni
Luciano Castellani aveva 72 anni
Luciano Castellani aveva 72 anni

Luciano Castellani aveva due grandi passioni: la sua osteria a Valgatara che aveva ereditato dal padre Igino e che gestiva da solo da quando suo fratello Remigio è morto, e la Juventus. Del club torinese Luciano era non solo tifoso ma perfino socio. Per nulla al mondo si sarebbe perso la sfida di Champions League con la Dinamo Zagabria. Figurarsi, quindi, la soddisfazione nel veder rifilati ben quattro goal dai suoi beniamini alla squadra di casa. Su quanto è accaduto alla chiusura del locale, quando gli ultimi amici e avventori se ne sono andati, stanno ora indagando i carabinieri.

La cosa certa è che quando i militari della Compagnia di Caprino sono arrivati, poco dopo l’una dell’altra notte, il titolare dell’osteria L’Agnella, era già esanime. Vittima, probabilmente, di un tentativo di rapina finito in tragedia. Ancora vestito, le mani legate dietro la schiena, un rivolo di sangue che gli usciva dal naso ed ecchimosi sul volto. Aveva 72 anni e viveva da solo al secondo piano dell’edificio. Non era mai stato sposato e non aveva figli.

A chiamare i carabinieri è stato l’inquilino dell’appartamento adiacente, un architetto che da qualche tempo, dopo la separazione dalla moglie, aveva preso residenza sopra l’osteria. Il professionista si è allarmato dopo aver sentito un forte rumore, un «botto» avrebbe detto ai carabinieri del Nucleo investigativo. A dividere il suo appartamento da quello del padrone di casa c’è una parete non molto spessa. Insospettitosi per l’insolito trambusto l’architetto ha chiamato più volte per nome Luciano. Non sentendo risposta e temendo che fosse accaduto qualcosa di grave ha preso il telefonino e ha composto il 112. La scena che i militari si sono trovati davanti era inequivocabile. Il ristoratore era stato vittima di qualcuno che si era introdotto in casa approfittando del fatto che il ristorante era ancora aperto e forse del clima di euforia del dopo partita. Sarebbero entrati da una finestra lasciata con gli scuri socchiusi visto che non ci sono segni di effrazione.

Inutili, purtroppo, le manovre per rianimarlo da parte del personale del 118 arrivato con un’auto medica dall’ospedale di Negrar.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Castellani, alla chiusura del locale, intorno a mezzanotte e mezza, era salito al piano di sopra tramite la scala interna. Giunto in camera si è trovato di fronte a sconosciuti, che dopo averlo immobilizzato gli hanno legato le mani. La vittima avrebbe però opposto resistenza. Lo testimoniano i colpi ricevuti al viso e al naso. Ma non si esclude che Castellani sia stato picchiato per fargli rivelare dove teneva soldi e oggetti di valore. Nell’abitazione c’è anche una cassaforte, ma da un primo esame degli investigatori che hanno raccolto anche le testimonianze delle due donne che collaboravano nella cucina, pare che i rapinatori se ne siano andati a mani vuote. Quando i militari sono arrivati degli autori del crimine non c’era più traccia. Probabilmente si erano dati alla fuga dopo aver sentito il vicino di casa, unico testimone sia pure indiretto, dei fatti chiamare il padrone di casa. C’è un ulteriore dettaglio che potrebbe contribuire alle indagini: nelle vicinanze dell’abitazione, abbandonata ai lati di una stradina di campagna, il fratello della vittima, Guglielmo, che abita in una villetta a poca distanza, ieri mattina ha trovato una scaletta di ferro, di quelle che si utilizzano per i lavori nei campi. Sono ancora molte, quindi, le domande ancora aperte.

Sarà l’autopsia, adesso, a fare chiarezza sulle cause del decesso di Castellani. I colpi che l’uomo avrebbe subito non sembrerebbero di una gravità tale, infatti, da averne provocato la morte. Alcune settimane fa Castellani aveva subito un primo tentativo di rapina e da allora, racconta un conoscente, era rimasto traumatizzato.

Anche allora alla televisione stavano trasmettendo una partita di calcio. Il fatto era successo verso le 21. Una persona presente nel locale aveva visto un individuo sporgersi dalla finestra al piano superiore. Vistosi scoperto lo sconosciuto si era buttato giù e nell’impatto aveva battuto la testa su una fioriera lasciando una chiazza di sangue sul muro. Raggiunto da due clienti, lo sconosciuto era però riuscito a divincolarsi. C’è un collegamento tra questi due fatti? Quella di Valgatara è una rapina conclusasi in tragedia o una vendetta? Le indagini dei carabinieri non tralasciano nessuna pista. Tocca agli inquirenti ora dipanare la matassa di un giallo che ha lasciato nello sgomento l’intera Valpolicella.

Enrico Santi

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