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SAN BONIFACIO

Omicidio Armando
A giudizio figlie,
ex fidanzato e amica

Katia Montanaro, al centro con la gonna, e la sorella Cristina, dietro con la borsa bianca, in tribunale
Katia Montanaro, al centro con la gonna, e la sorella Cristina, dietro con la borsa bianca, in tribunale
Katia Montanaro, al centro con la gonna, e la sorella Cristina, dietro con la borsa bianca, in tribunale
Katia Montanaro, al centro con la gonna, e la sorella Cristina, dietro con la borsa bianca, in tribunale

Si aprirà il 9 settembre prossimo il processo per l’omicidio di Maria Armando, l'infermiera uccisa a Praissola di San Bonifacio il 23 febbraio 1994. Un caso che risale a ventidue anni fa e che sembrava destinato a restare senza responsabili. Poi, la svolta. L’inchiesta riaperta dal sostituto procuratore Giulia Labia e, due anni fa, la condanna all’ergastolo di Alessandra Cusin. Ora si apre un nuovo capitolo processuale. Ieri pomeriggio, il gup Guido Taramelli ha rinviato a giudizio altre quattro persone, che dovranno comparire il prossimo settembre davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Marzio Bruno Guidorizzi. Si tratta delle due figlie di Maria Armando, Katia e Cristina Montanaro, dell’allora amica delle giovani Marika Cozzula e di Salvador Versaci, all’epoca dei fatti fidanzato di Cristina.

COLD CASE. Per diciassette anni l’omicidio Montanaro è rimasto irrisolto. Inizialmente, l’attenzione della procura si era concentrata su Alessio Biasin, compagno della donna, che venne arrestato e poi scarcerato dopo quattro mesi. Nessuno allora aveva sospettato che si potesse trattare di un delitto consumato all’interno della sfera familiare più stretta. E invece, secondo il pm Labia, l’omicidio della Armando sarebbe stato ideato e maturato proprio nell’appartamento all’ultimo piano di Praissola di San Bonifacio, dove l’infermiera viveva con le sue due figlie. Là dove la donna è stata trovata uccisa, massacrata con ventuno coltellate.

LA SVOLTA. La svolta è arrivata nel 2011, quando Franco Mauro, ex fidanzato di Alessandra Cusin, raccontò alla polizia quanto gli era stato riferito dalla donna alcuni anni prima, ovvero che aveva ucciso l’infermiera di San Bonifacio, assieme ai quattro imputati rinviati ieri a giudizio. Parole ripetute anche in seguito, nel corso di un’intercettazione, ma poi smentite categoricamente dalla Cusin, che tuttora dopo la condanna continua a proclamarsi innocente. All’inizio la donna aveva detto di essersi «bullata» con il compagno, mentendo per dimostrare di essere una «dura». Poi aveva cambiato versione più volte, fino a dire al giudice che il delitto era stato commesso da Cristina e Salvador, con la complicità di Katia, mentre la Cozzula non avrebbe avuto alcun ruolo nella vicenda.

LE ACCUSE. Ma la procura ha deciso di andare avanti. I quattro imputati sono tutti accusati di aver ucciso la Armando, in concorso con la Cusin. Secondo gli inquirenti, la «mente» dell’omicidio sarebbe Katia Montanaro (difesa da Cesare Dal Maso), che lo avrebbe però commesso materialmente assieme alla sorella Cristina (difesa da Caterina Rossato), a Salvador Versaci, che oggi vive in Olanda (assistito da Pia Cirillo), alla Cozzula (difesa da Maurizio Corticelli), oltre alla Cusin. Ventuno coltellate inferte insieme da tutti gli imputati. Ad assistere i familiari della Armando sono, infine, gli avvocati Luca Tirapelle, Paolo Mastropasqua e Caterina Rossato. M.TR.

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