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COLPO IN VIA SPAGNA

Nonviolenti
nel mirino, blitz
notturno nella Casa

Stanze messe a soqquadro
Mao Valpiana nella stanza messa a soqquadro dai ladri
Mao Valpiana nella stanza messa a soqquadro dai ladri
Mao Valpiana nella stanza messa a soqquadro dai ladri
Mao Valpiana nella stanza messa a soqquadro dai ladri

Un computer portatile e un hard disk spariti, cassetti aperti con il loro contenuto gettato sul pavimento, stanze messe a soqquadro. È questa la scena che ieri mattina si è presentata a Chiara, ragazza in servizio civile, quando è entrata negli uffici al piano terra della Casa della Nonviolenza, in via Spagna, nel quartiere di San Zeno. Un blitz e un furto che Mao Valpiana, storico presidente del Movimento Nonviolento che ha denunciato l’accaduto in questura, non esita a definire «strano». L’impressione, infatti, è che gli ignoti abbiano agito su commissione o per effettuare una ricerca specifica sulle attività del movimento fondato da Aldo Capitini nel 1961, all’indomani della prima marcia Perugia-Assisi, e di cui Verona è sede nazionale. Gli uffici di via Spagna erano chiusi dallo scorso 10 agosto, per cui non è possibile sapere esattamente quando è avvenuta l’irruzione. Incontrando difficoltà ad aprire la porta d’ingresso, la giovane è entrata da quella laterale, trovando poi spalancata quella interna, da cui si accede alla biblioteca, che solitamente è chiusa a chiave. Oltre a Chiara, fra i primi ad accorgersi di quello che era successo è stata Caterina Del Torto, “anima“ della Casa della Nonviolenza, dove, durante l’anno, spesso si ferma a dormire. I ladri, quindi, probabilmente sapevano che nel periodo ferragostano la struttura rimane deserta. Sul posto sono intervenuti, per rilevare elementi utili alle indagini, gli agenti di polizia di squadra mobile, Digos e Scientifica. La stanza da cui sono spariti l’hard disk e il portatile, nella cui memoria c’erano documenti vari, mail e la copia dell’archivio cartaceo con i titoli di libri e riviste raccolti nella biblioteca, per un valore, in tutto, di circa 500 euro, è quella dell’amministrazione. Per terra sono finiti i documenti dei cassetti e di uno schedario, che, tra l’altro, custodisce anche le richieste di servizio civile, mentre, stranamente, una scatola con la vistosa scritta “offerta libera“ contenente circa trecento euro, perlopiù in monete da uno o due euro, non è stato nemmeno toccata. Si tratta del contributo dato dai partecipanti all’iniziativa “Lanterne di pace in Adige“ svoltasi lo scorso 6 agosto, in ricordo delle vittime del bombardamento atomico di Nagasaki. Gli sconosciuti, che hanno portato via anche un mazzo di chiavi, hanno rovistato anche nella piccola camera da letto e in cucina, da cui sono probabilmente entrati, dove sono rimaste tracce di un rapido spuntino. Sul pavimento, avanzi di una torta e una bottiglia di birra che evidentemente si erano portati da casa. Le volontarie hanno anche notato bruciature, pare da sigaretta, sul portoncino esterno. «A ottobre», commenta Valpiana, «festeggeremo i trent’anni della Casa della Nonviolenza e questo episodio ci amareggia... Non era mai successo. Questa è una casa aperta a tutti, non siamo certo blindati e ne è una prova la facilità con cui sono entrati qui dentro». Un gesto, ripete, «di cui si fatica a capire il senso». Un dispetto? Una bravata? «Si tratta soprattutto di un’offesa alla gratuità alla base del nostro impegno». Un sospiro di sollievo, Valpiana lo tira quando capisce che la biblioteca e l’emeroteca - spicca la raccolta dal 1951 di Peace News, storica rivista dei pacifisti statunitensi - al piano superiore non è stata violata. I locali sono meta di ricercatori e laureandi da tutta Italia. In una stanza ci sono le scatole con l’archivio di Pietro Pinna, primo obiettore di coscienza italiano scomparso due anni fa a Firenze. «Proprio oggi», fa sapere il direttore di Azione Nonviolenta, «cominciamo il lavoro di sistemazione dei materiali che comprendono un carteggio con Capitini». •

Enrico Santi

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