Un fiume in piena. Flavio Crescenzio aspetta da sei anni di poter descrivere in un’aula di giustizia quello che accadde a Natalina Cucco, sua moglie, ricoverata in ospedale a Legnago il 10 gennaio 2011 con una sospetta colica renale. E morta per una setticemia due giorni dopo. A 54 anni.
Un ricordo lucido, ha risposto senza alcuna esitazione alle domande del pubblico ministero Giovanni Pietro Pascucci davanti al giudice Camilla Cognetti. Perchè per il decesso della signora Cuccuo sono tre i medici a processo.
«Non mi disse nulla di specifico ma fu la vicina di letto a spiegarmi che aveva la febbre altissima, le chiesi se l’avevano vista e mi disse di sì». Tornò a casa, relativamente sereno: «Era in ospedale. Dissi a mia figlia che avrei chiuso io ma lei insistette perchè andassi a casa. Era una colica, l’avevo avuta anch’io. Solo che alle 22 suonò il telefono, era l’ospedale e mi dissero che l’avevano trasferita in Rianimazione. Sono corso da lei, l’ho vista sul lettino. ”Faccio fatica a respirare” mi ha detto. Un medico parlò di un virus ma il giorno dopo il dottor Gazzan mi disse che aveva fatto la Tac e che c’era un piccolo calcolo ma che Natalina aveva un’infezione molto importante». Alle 10 del 12 gennaio lo chiamarono: era in setticemia ma avevano deciso di operarla. «L’ho vista passare. Un’ora e mezza dopo è morta. E ho chiamato l’avvocato Venturi». Nessuno dei medici si è sottoposto all’esame, le difese hanno prodotto gli interrogatori resi in occasione della fine delle indagini. Il processo prosegue il 25 maggio.