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«Ma non è progresso è una scelta sbagliata»

Flavio  Magarini
Flavio Magarini
Flavio  Magarini
Flavio Magarini

«Si grida al progresso, in realtà è un'arretratezza». La legge sul biotestamento approvata mercoledì dal Parlamento non convince Flavio Magarini, portavoce regionale di Cittadinanza Attiva – Tribunale per i diritti del malato. «Provate a chiedere a cento ragazzi di 18 anni se preferirebbero morire o vivere in sedia a rotelle. Sono convinto che quasi tutti sceglierebbero la prima ipotesi, quando in realtà nessuno di chi vive sulla sedia a rotelle vuole morire» tuona. «Le dichiarazioni anticipate di trattamento? Qualcosa che ti fanno firmare sull'onda emotiva». Non usa mezzi termini, Magarini, e confessa che lui «andrebbe molto cauto, a esultare». Perché «dietro a questa normativa c'è soprattutto la volontà del Servizio sanitario nazionale di contenere le spese». Prendiamo il caso «di un malato di cancro, che costa al Servizio sanitario nazionale circa 50mila euro l'anno» spiega. «Chi frequenta gli hospice o i reparti di oncologia, sa che le persone malate chiedono tutto tranne che di morire. Per loro il problema semmai è la sofferenza, oggi risolvibile coi farmaci e le cure palliative, e il desiderio di una morte dignitosa. Ma la richiesta di morire è un'eventualità rara. Eppure la politica, oggi, è il contenimento della spesa sanitaria. Già è in atto un abbandono progressivo delle persone fragile. Ora la strada che si sta intraprendendo con questa legge è quella che, se è inutile curare, tanto vale morire subito. Ecco perché la normativa sul consenso informato e le Dat accontenta più il sistema sanitario, che la gente». Più del testamento biologico, «si doveva promuovere il dibattito sull'accanimento terapeutico, elaborando dei protocolli che chiarissero questo aspetto sia per medici che per pazienti. Ma è tipico degli italiani copiare sempre le cose peggiori» scuote la testa, riferendosi alla legge sul biotestamento che in altri Stati membri dell'Unione europea, tredici, è tale già da anni. L.Per.

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