<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Una giornata con l'emergenza

L'ondata di piena
Folla lungo l'Adige
tra paura e curiosità

Una giornata con l'emergenza
Due giovani osservano la piena in città (foto Marchiori)
Due giovani osservano la piena in città (foto Marchiori)
Due giovani osservano la piena in città (foto Marchiori)
Due giovani osservano la piena in città (foto Marchiori)

Il serpentone di automobili inizia alle dieci del mattino all'altezza di piazza Del Porto, per effetto della chiusura di lungadige Attiraglio nel momento in cui è scattata l'allerta per la piena dell'Adige. Tanti scendono dalla macchina per fotografare l'argine basso che da Parona porta a Castelvecchio, sommerso d'acqua limacciosa fino all'alzaia. Non resta nulla del percorso suggestivo di cinque chilometri e mezzo, amatissimo dai runners. I veronesi lo sanno che ogni tanto il fiume prova a fare la voce grossa, e allora riaffiorano i ricordi.

 

«L'ho visto peggio di così» racconta Livia Guerra, 62 anni. «Sarà stata la metà degli anni Settanta, allora attraversava addirittura il foro di ponte Pietra. Però anche oggi fa paura». In quel punto ci sono decine di persone col fiato sospeso. Seguiamo la curva morbida dell'Adige fino al rondò con via Preare, dove gli uomini del soccorso speleologico dirottano il traffico. Oltre, l'accesso è consentito solo ai mezzi che vanno a caricare o scaricare all'Isap. «La gente ha capito e più di tanto non si lamenta» spiegano i volontari con un occhio puntato sulla strada e l'altro sul fiume, che sta per raggiungere il livello critico. Non si sposteranno per tutta la giornata. Il presidio successivo è a ponte Catena. A sovrintendere c'è il neo presidente della Consulta delle associazioni di volontariato di Verona, Marco Semprebon. «Lungadige Attiraglio», sottolinea, «è uno dei punti più critici, anche se l'argine non è il più basso. Comunque tenerlo chiuso serve a evitare problemi in caso di esondazione». Nonostante il maxi incrocio, il ponte diventa un punto panoramico per via dei tronchi d'albero incastrati tra i piloni. «Per la struttura sono un disturbo. Ma non si può intervenire finché non passa la piena».

 

C'è chi si gode lo spettacolo dalla discesa prospiciente i giardini dell'Arsenale, di fronte a Castelvecchio. L'acqua è alta, ma tranquilla, e l'assenza di paratie è un pretesto per ammirare la piena da vicino col ponte scaligero sullo sfondo. «Non si vede tutti i giorni» si giustifica Marco, 47 anni, che tiene per mano i suoi bambini di sei e nove anni. È un insegnante in vacanza forzata. «Io me lo ricordo, quando l'Adige oltrepassava per metà i fori di Ponte della Vittoria» racconta Claudia Castellarin, nel mezzo di un tour sui generis col marito Giorgio Migliorini. «Siamo entrambi in pensione e con la bicicletta abbiamo seguito il percorso del fiume» spiegano. Altri arrivano in auto e posteggiano alla bell'e meglio, giusto il tempo di uno scatto prima di ripartire. Il posto più affollato è ponte Pietra. Il passaggio chiuso allarma veronesi e turisti, così ai volontari della protezione civile tocca ripetere come fosse un ritornello che «si tratta di una precauzione, non c'è pericolo di crollo».

 

Le rapide sotto le arcate del ponte romano, immortalate dalla passerella delle rigaste Redentore, saranno l'immagine più virale della giornata. Invece il nodo è alla Giarina. Mancano almeno due metri prima che l'acqua arrivi a tracimare, ma i volontari dell'Associazione nazionale Carabinieri vigilano anche per scoraggiare gli indisciplinati che si sporgono dal muretto. «Dopo i “fenomeni” con la canoa a ponte della Vittoria, ci aspettiamo di tutto», dicono. Il Boschetto è strategico intorno all'una, quando la piena raggiunge il picco. Un nonno arriva col nipotino, «fa male al cuore vedere tutta questa immondizia» commenta. La corrente trascina con sé detriti di ogni genere. Rami e tronchi si fermano contro i piloni dei ponti, mentre è certo che la plastica si depositerà lungo le sponde, quando il fiume ritornerà al livello normale. Se anche l'Adige potesse mormorare, avrebbe molte cose da dire. 

Laura Perina

Suggerimenti