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«Il governo si farà: non si torna al voto»

Massimo  Ferro, FIIl presidente Sergio Mattarella e i due leader Matteo Salvini (centrodestra) e Luigi Di Maio (M5S)Lorenzo Fontana, LegaAlessia Rotta, PdVincenzo D’Arienzo, PdMattia Fantinati, M5SCiro Maschio, FdI
Massimo Ferro, FIIl presidente Sergio Mattarella e i due leader Matteo Salvini (centrodestra) e Luigi Di Maio (M5S)Lorenzo Fontana, LegaAlessia Rotta, PdVincenzo D’Arienzo, PdMattia Fantinati, M5SCiro Maschio, FdI
Massimo  Ferro, FIIl presidente Sergio Mattarella e i due leader Matteo Salvini (centrodestra) e Luigi Di Maio (M5S)Lorenzo Fontana, LegaAlessia Rotta, PdVincenzo D’Arienzo, PdMattia Fantinati, M5SCiro Maschio, FdI
Massimo Ferro, FIIl presidente Sergio Mattarella e i due leader Matteo Salvini (centrodestra) e Luigi Di Maio (M5S)Lorenzo Fontana, LegaAlessia Rotta, PdVincenzo D’Arienzo, PdMattia Fantinati, M5SCiro Maschio, FdI

Governo istituzionale o politico, di «tregua» o di «responsabilità»? Oppure elezioni subito, se nessuna di queste formule avrà fortuna, per mettere fine a quella che diventerebbe la legislatura più breve della storia repubblicana. In riva all’Adige, nessuno dei neoeletti parlamentari auspica il ritorno alle urne. Perlomeno non con questa legge elettorale. Quanto alle soluzioni di una situazione di stallo che dura da oltre due mesi, le previsioni sono diverse. Da chi, come Alessia Rotta del Pd, propone un esecutivo istituzionale con compiti precisi, a chi, come Massimo Ferro di Forza Italia, auspica un governo «di responsabilità ma non tecnico», fino a chi, lo fa Ciro Maschio di Fratelli d’Italia, chiede un incarico a Matteo Salvini per poi trovare i voti in aula «di chi ci sta». Oggi, al Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella proverà a sciogliere la matassa e rivedrà per la terza volta i rappresentanti dei gruppi parlamentari. Si parte dal Movimento 5 Stelle e si finisce con i presidenti delle Camere. Nello studio alla Vetrata il centrodestra si presenterà unito e a meno di un incarico a una forza politica che dimostri di poter contare su una maggioranza parlamentare, al momento non c’è, le ipotesi sono tante, tra queste anche un governo di minoranza o «di responsabilità nazionale». Ieri, intanto, a «Mezz’ora in più», su Raitre, il leader cinquestelle Luigi Di Maio ha tolto dal tavolo la sua candidatura a premier, riproponendo un accordo politico al leghista Matteo Salvini, ma ribadendo il suo no a Silvio Berlusconi. «L’idea», ha detto Di Maio intervistato da Lucia Annunziata, «è quella di fare un contratto di governo tra M5S e Lega, con premier condiviso, io faccio un passo indietro, Salvini fa un passo indietro, poi c’è Berlusconi che deve fare un passo indietro». E ha chiarito quali sarebbero i punti fondamentali di questo patto: cancellare la legge Fornero, introdurre il reddito di cittadinanza e una «seria» legge anticorruzione. Mattia Fantinati, deputato veronese del Movimento 5 Stelle parla di «grandissima apertura» di Di Maio «nel segno della coerenza per non lasciare i cittadini in questa situazione e affrontare i problemi concreti». E aggiunge: «Si può fare un governo guidato da un premier “terzo“ insieme alla Lega, basta che si parli di cose concrete. Non lasciamoci fuorviare dalle parole, i governi tecnici non esistono e va superato anche il concetto di centrodestra perché se con Renzi avesse i numeri, Berlusconi non ci penserebbe un minuto a mollare Salvini... Ma se Salvini preferisce Berlusconi anziché lavorare con noi sulle cose concrete, vuol dire che le sue priorità sono altre». Lorenzo Fontana, deputato della Lega e braccio destro di Salvini, «serve un governo che cambi la legge elettorale, ma anche che si occupi di questioni come l’immigrazione e l’abbassamento delle tasse». E con chi? «Da parte del Movimento 5 Stelle pare ci sia un’apertura: non ci sarebbe un premier politico ma di area e condiviso, che sappia farsi sentire in Europa... Gli spiragli ci sono, la cosa fondamentale è che si dia vita a un governo che rappresenti chi ha vinto le elezioni». Il senatore di Forza Italia Massimo Ferro auspica «un governo politico perché quelli tecnici hanno già fatto abbastanza disastri». E aggiunge: «Spero che le forze politiche diano prova di responsabilità di fronte alla chiamata del presidente, il Pd ha già dato segnali positivi, spero che altrettanto facciano i 5stelle». Un governo di «responsabilità» quindi? «La formula non importa, l’importante ora è assicurare la governabilità perché l’economia ne ha bisogno e l’Europa ci richiama ai nostri impegni». Elezioni? «No con questa legge elettorale». Ciro Maschio, deputato di Fratelli d’Italia, taglia corto: «Bisogna tentare fino all’ultimo di fare un governo del centrodestra aperto a chi vuole sostenerci. Se ci saranno proposte altre soluzioni valuteremo se sono compatibili con il nostro programma e gli interessi degli italiani, in caso contrario siamo pronti a tornare alle urne». Anche gli alleati condividono questa posizione? «Giorgia Meloni chiederà un incarico a Salvini per un governo di centrodestra, aperto a chi ci sta, per rispetto della volontà degli italiani...». Per Alessia Rotta, del Pd, «la domanda cui rispondere è “per fare cosa?“». La deputata vede all’orizzonte un esecutivo istituzionale «per cambiare la legge elettorale, come c’è bisogno di fare, e scongiurare l’applicazione delle clausole di salvaguardia europee nel caso non si riuscisse ad approvare il Def, il che comporterebbe l’aumento dell’Iva che penso non sia nell’interesse di nessuno». Un esecutivo «politico» per Rotta può nascere «solo da un accordo tra centrodestra e M5S o tra Lega e M5S». Ed esclama: «Spero che Di Maio sia serio e non voglia solo rifarsi la faccia, alla luce dei sondaggi negativi, per tornare al voto come chi ha ostacolato il cambiamento per essersi impuntato sul suo nome, inoltre dovrebbe usare un linguaggio più responsabile e non chiamare all’insurrezione». Allarga le braccia il senatore del Pd Vincenzo D’Arienzo: «Se Lega e Cinquestelle proseguiranno con i veti incrociati fra loro, il presidente dovrà mettere in campo il proprio esecutivo: un governo a termine, appoggiato da tutti per una fase che comunque dobbiamo rendere utile: riforma costituzionale e legge elettorale e poi al voto. Chi propone nuove elezioni a breve lo fa solo per calcolo elettoralistico e per rabbia, ma sa bene che ci ritroveremmo nella stessa condizione». •

Enrico Santi

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