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Fughe e cellulari, boom di infrazioni

Il dirigente della Polstrada, Girolamo Lacquaniti, illustra l’attività degli ultimi dodici mesi DIENNEFOTO
Il dirigente della Polstrada, Girolamo Lacquaniti, illustra l’attività degli ultimi dodici mesi DIENNEFOTO
Il dirigente della Polstrada, Girolamo Lacquaniti, illustra l’attività degli ultimi dodici mesi DIENNEFOTO
Il dirigente della Polstrada, Girolamo Lacquaniti, illustra l’attività degli ultimi dodici mesi DIENNEFOTO

Grandi egoisti. Più disciplinati e rispettosi rispetto al passato «ma molto più irresponsabili nei confronti degli altri». In una parola, automobilisti «menefreghisti e prepotenti». E’ la fotografia scattata in lungadige Galtarossa dal comandante della Polstrada Girolamo Lacquaniti, «censore» dei veronesi al volante e in prima linea tutti i giorni, soprattutto nelle scuole, ad educare i futuri patentati. Il bilancio rispetto a dieci anni fa è nel complesso migliorato ma bastano due dati sballati sugli 11 scelti come indicatori più significativi per annullare il saldo positivo di tanto lavoro. Se da un lato fa ben sperare che siano calate le multe per eccesso di velocità o per guida in stato di ebbrezza piuttosto che sotto effetto di sostanze stupefacenti, è preoccupante che siano esplose quelle per condotte vietate dalle conseguenze potenzialmente mortali. «Gli automobilisti veronesi sono dei grandi egoisti», ripete Lacquaniti, «perchè quando sono in macchina, pur sapendo che certe cose non si fanno e pur venendo martellati quotidianamente da campagne di sensibilizzazione e da notizie di disastri provocati da questi comportamenti scorretti, continuano imperterriti per la loro strada: con una mano tengono il volante e con l’altra il cellulare, scrivono messaggi o controllano la posta». E’ una delle abitudini più pericolose ma anche più diffuse in auto degli ultimi anni: le 291 sanzioni del 2008 sono diventate oggi 672, più che raddoppiate. «Li multiamo, togliamo i punti dalla patente», ricorda il comandante, «ma non serve: la gente in macchina continua a non usare gli auricolari o il vivavoce e non capisco il perchè sapendo a cosa va incontro. Quando poi succede il patatrac è tardi. Martelliamo i ragazzi nelle scuole con video shock, mostriamo immagini da brividi, di loro coetanei che distratti dal telefonino perdono la vita o finiscono a vegetare su un letto d’ospedale. O, peggio ancora, che riducono così degli amici o chi ha avuto la sfortuna di vederseli arrivare addosso come proiettili. Succede troppo spesso, eppure non si prende coscienza che basta una frazione di secondo, il tempo di digitare una lettera, per rovinarsi l’esistenza e quella degli altri». L’altra situazione da codice penale è quella di chi, provocato l’incidente, scappa. «La riflessione amara confermata dai nostri dati», sospira Lacquaniti, «è che di fronte ad uno scontro tragico sono aumentati rispetto a 10 anni fa i veronesi che fuggono, che non si fermano ad aiutare i feriti, a verificare se ci siano delle vittime, a telefonare al 118: è un reato, si chiama fuga ed omissione di soccorso, se ci scappa il morto l’accusa è di omicidio stradale. Non è uno scherzo. E i responsabili, pur sapendo che rischiano grosso e che riusciamo sempre a beccarli, lo fanno lo stesso. E sempre di più: il numero è decuplicato, 10 volte più grande che in passato: nel 2008 avevamo rivelato da gennaio a novembre 2 incidenti con i cosiddetti pirati della strada, quest’anno sono già stati 21». E’ un resoconto nel complesso amaro quello della Polizia stradale. Sottolineando che i dati riguardano solo l’attività in autostrada lungo la A4 e la A22, Lacquaniti ricorda «che a questi nostri numeri vanno aggiunti quelli rilevati sulla rete viaria ordinaria. Ne viene fuori un quadro allarmante». Per tutto il resto, i veronesi al volante sono «maturati», hanno iniziato ad allacciarsi le cinture (non tutti) e a rispettare i limiti: le contravvenzioni date per eccesso di velocità sono passate da 1.937 a 1.349. Rispettando di più il Codice, sono calati anche gli incidenti: la Questura nel 2008 ne aveva rilevati 777, quest’anno 605; i mortali sono passati da 15 a 5, quelli con feriti da 322 a 207 anche se, all’interno del dato macro, si rileva che nel 2008 a riportare lesioni erano stati in 528 e nel 2018 in 394. «E’ cresciuta anche la consapevolezza che, chi guida, non deve bere nè, tanto meno, drogarsi: se 10 anni fa quelli beccati ubriachi erano stati 195, ora sono diventati 125 mentre quelli “fatti“ sono passati da 19 a 13. Che significa? Che i ragazzi scelgono a turno uno che resta sobrio e che farà da tassista per riportare a casa sani e salvi tutti gli altri a fine serata. Sono meno bravi, in questo senso, gli adulti. Abbiamo beccato un sessantenne nelle scorse settimane con il record di alcol rilevato a Verona: 3.33. Aveva fatto una inversione in tangenziale...». •

Camilla Ferro

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