<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Terza ordinanza di custodia cautelare

Filma la violenza
sessuale, incastrato
dal telefonino

Terza ordinanza di custodia cautelare
Un agente con un’auto della polizia nel campo di Poiano dove si era consumata una delle violenze
Un agente con un’auto della polizia nel campo di Poiano dove si era consumata una delle violenze
Terzo arresto di Altimari (TeleArena)

E tre. Ieri in carcere a Trento, dove si trova dopo essere stato trasferito da Montorio, a Mirko Altimari è stata notificata la terza ordinanza di custodia cautelare. Violenza sessuale, tortura e violenza privata le contestazioni che gli muove il sostituto procuratore Valeria Ardito, ipotesi di reato che si sono trasformate per l’uomo di 31 anni nell’ennesimo ordine di custodia firmato dal gip Paola Vacca.

Si tratta di contestazioni mosse al solo Altimari, in questo caso la moglie Giulia Buccaro non lo aveva accompagnato, ricavate dal materiale video e dalle foto contenute nel suo cellulare, quello che gli venne sequestrato in occasione dell’arresto avvenuto il 15 gennaio con le accuse di violenza sessuale aggravata dall’uso di un’arma e sequestro di persona, aggravato dalla finalità di commettere violenza.

Anche in questo ultimo caso la vittima è una giovane donna, fu obbligata a denudarsi, presa a schiaffi e insultata, obbligata a fare la verticale appoggiandosi a una pianta e a fare sesso orale. Tutto ripreso dal telefonino che a questo punto diventa la prova principe contro di lui. Se non si fosse ripreso, se non avesse ricattato le sue vittime e minacciato di diffondere video e foto delle violenze, di quei rapporti non consenzienti, se non avesse avuto la necessità di riprendere ogni cosa facendo poi leva sul terrore delle ragazze che avevano avuto la sventura di incrociarlo, il quadro accusatorio nei suoi confronti sarebbe meno schiacciante. Ma quelle foto e quei video conservati sul suo telefono sono diventati un macigno e hanno permesso agli investigatori di risalire alle vittime che, tranquillizzate dalla circostanza che Altimari è in cella, hanno raccontato ogni cosa, ogni sfaccettatura dell’orrore che avevano subito. Mirko Altimari, noto alle cronache giudiziarie, a vent’anni insieme ad altri due coetanei, cercò di rapinare due donne utilizzando lo spray al peperoncino e uno storditore elettrico. Lo fecero «per noia» dissero agli agenti che li arrestarono.

Seguì un episodio legato allo spaccio e di lui si tornarono ad occuparsi le cronache giudiziarie. A dicembre 2018, accompagnato dalla moglie-complice, era andato a Trieste, all’appuntamento con una escort. Quell’incontro finì male: il fidanzato della donna, minacciandolo con una katana, gli intimò di pagare e di andarsene, lui non aveva abbastanza denaro e scappò me venne denunciato. In gennaio poi la denuncia, la prima, quella di una ventenne che cercava di guadagnare qualcosa facendo la baby sitter. L’adescarono su facebook, la contattò la Buccari e andò a prenderla per gettarla poi nelle braccia del marito che la obbligò a fare sesso orale. Lei, nonostante le minacce e le paure, trovò il coraggio di denunciare. E l’arresto della coppia svelò altri scenari, quelli che Altimari conserva sul suo cellulare, ora in mano agli investigatori. Ieri la terza accusa di violenza sessuale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fabiana Marcolini

Suggerimenti