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L’INTERVISTA

Cani antiesplosivi
o antidroga, ci sono
70 «reclute» all’anno

Il cane Diesel, ucciso durante il blitz antiterrorismo in Francia
Il cane Diesel, ucciso durante il blitz antiterrorismo in Francia
Il cane Diesel, ucciso durante il blitz antiterrorismo in Francia
Il cane Diesel, ucciso durante il blitz antiterrorismo in Francia

La strage di Parigi, le vittime inconsapevoli al Bataclan, le Teste di cuoio che intervengono e poi lui, Diesel, il cane Malinois vittima di un altro blitz fatto dalla polizia francese per stanare altri terroristi. Anche in Italia abbiamo Corpi che addestrano cani. Al comando del Centro carabinieri cinofili, da tre anni, il colonnello dei carabinieri Gianfranco Di Fiore, 49 anni. Cresciuto a Verona, figlio di militare, nel 1985 è entrato in accademia a Modena. Ha comandato compagnie in Veneto e Friuli, è stato in missioni in Bosnia e in Kosovo tra il 1999 e il 2009. Poi il trasferimento a Firenze dove ha prestato servizio in vari reparti tra cui il reparto internazionale Eurofor con spagnoli portoghesi e francesi, quindi dal 2012 a Firenze Castello sede del comando.

«Ho accettato subito perchè è un reparto di prestigio e perchè già sapevo che reparti del genere sono formati da personale particolarmente appassionato ed ero sicuro che ne sarei rimasto contagiato», dice il colonello Di Fiore.

Ogni anno al Ccc vengono addestrati dai 60 ai 70 cani. Così se uno di loro si ferisce, ammala o muore può essere sostituto. «Acquistiamo i cani dagli allevatori quando hanno circa un anno e tre mesi. Scegliamo quelli che non abbiano timore ad entrare in edifici, che non abbiano paura di qualcosa di specifico e che siano socialmente inseriti, capaci di stare in mezzo alla gente», spiega il colonnello, «poi a seconda del loro carattere li destiniamo a servizi diversi. Quelli in cui prevale la parte ludica vengono destinati all’antidroga ed esplosivo, quelli in cui diciamo così, prevale la parte «lupo» vengono destinati all’ordine pubblico».

Dal 1956 a poco fa erano soltanto i cani Pastore tedesco ad essere addestrati, poi si sono aggiunti i Labrador, che per carattere non possono certo essere portati a fare ordine pubblico. Adesso anche noi stiamo testando i pastore Belga, i Malinois». Spiega il colonnello. A loro vanno aggiunti i cani d’elite, quelli molecolari, razza Bloodhound, (utilizzati per esempio nel caso Ceste e Gambirasio e che prima erano soltanto in dotazione alla Protezione civile). «Questi cani vengono utilizzati per la ricerca di persone scomparse, ma che si suppongono vive. Possono essere utili per far indirizzare le indagini in un posto piuttosto che in un altro. Anche ad escludere piste», dice il colonnello Di Fiore.

Facciamo un esempio antiterrorismo: allarme bomba a Palazzo Barbieri, o al museo di Castelvecchio.

«In questi casi arrivano cane e conduttore (restano insieme tutta la vita), entrano nell’edificio, bonificano l’area. Quando il cane sente l’odore di solvente, piuttosto che di polvere da sparo e delle altre sostanze per cui è stato addestrato alla ricerca si ferma e punta, immobile fino all’arrivo degli artificieri».

È questa la grande differenza, ed è sostanziale, tra il cane antidroga e quello antiesplosivo. «Per ragioni facilmente comprensibili il primo gratta, zainetti, piuttosto che valige, il secondo resta immobile, diversamente farebbe esplodere o detonare l’ordigno».

In tutta Italia abbiamo 25 nuclei cinofili, quello competente per Verona è a Torreglia, in provincia di Padova. Ogni giorno per 8 mesi istruttore e cane lavorano insieme se poi l’animale sarà destinato all’ordine pubblico, 5 mesi per esplosivi e droga. Poi da Firenze vengono assegnati ai carabinieri che hanno fatto il corso per conduttore. E ogni giorno poi si alleneranno diventando così «unità cinofila», un termine non scelto a caso, perchè cane e conduttore sono tutt’uno. E il cane bene addestrato è quello che esegue gli ordini. Per esempio, se un cane viene lanciato per fermare una persona, il suo conduttore dev’essere in grado di stopparlo con un comando. E a quel cane costa tanto eseguire, non prendersi la «preda», ma la bravura del conduttore sta nel riuscire a farlo obbedire comunque. Il cane è addestrato per fermare le persone azzannando braccia o gambe per fermarli, non punti vitali. I cinofili dell’Arma sono riconosciuti tra i più capaci a livello mondiale, come dimostrano i numerosi premi che hanno collezionato negli anni, l’ultimo la settimana scorsa, in competizione con allevatori che fanno questo ogni giorno della settimana.

Ma questi animali vanno pure in pensione.

«Se il conduttore ha la possibilità li adotta, nella maggior parte dei casi è così. Oppure vengono dati in adozione a persone conosciute o fidate dopo le verifiche. Se non ci sono adozioni i nostri cani restano alla nostra sede fino alla morte. Non pratichiamo eutanasia, a meno che il cane non sia molto malato e soffra», conclude il colonnello. Dal 1956 a oggi, l’Arma non ha perduto alcun animale per servizio. Fortunatamente non sono mai accaduti episodi come quelli di Parigi.

Alessandra Vaccari

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