<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Via Mameli riasfaltata e le trippe col flit

Nelle sue memorie, in libreria da pochi giorni - scrive la Olga - il conte Frignòcola dedica un ampio capitolo a via Mameli a cui è legato perché tre o quattro delle sue vèce morose erano di lì. Nel suo libro la chiama "la via rotta" perché - come scrive - «l’ho sempre vista sacagnà» e ricorda tutte le buse in cui è andato dentro con la sua Lambretta sidecar dalla quale una delle sue vèce morose, la Violetta, un giorno è stata sbalzata dentro la bottega di un frutaról finendo dritta sulle cassette dei cachi. Ricorda di aver stupato quella busa personalmente, con del bitume fatto in casa e rinforzato col Vinavil, ma di aver ricevuto in cambio dal Comune non la medaglia della città, come si aspettava, ma una multa per stupamento abusivo. Dopo aver letto su "L’Arena" dell’altro giorno che con l’asfaltatura definitiva, come ha annunciato trionfalmente l’assessór Padovani, finiva il calvario di via Mameli, ha scorlato la testa. Si trovava alla trattoria dei Onti dove c’è pieno di mosche per cui chi l’ha visto ha pensato che fosse a causa di questi fastidiosi insetti che, come del resto facevano tutti i clienti, sbatteva la testa da una parte all’altra. «Vorésselo ’na spiansadìna col flit?» gli ha domandato la Onta mentre l’Onto, so marì, passava tra i tavoli con la pompa a zaino spiansàndo chi ne faceva richiesta. «No - le ha risposto il conte Frignòcola - scórlo la testa perché penso che via Mameli è destinata a essere sempre un cantiere e che tra qualche mese la butteranno ancora per aria per cambiare altri tubi, altri cavi, altre ostie. D’altra parte io l’ho sempre vista scalcagnà e g’avéa ciapà gusto a sercàr de scansàr le buse e ghe piaséa anca a le me morose vèce. Ghe n’era una, la Mafalda, che invese la voléa che ghe andésse rénto. "Dai che fémo le montagne russe" la me diséa tirando sighéti de giubilo. La m’à lassà quel giorno che, par no desfàr la motocarossina, ò schivà la busa più grossa che la ghe ciamava "la nostra busóna"». La Onta, pur dicendosi d’accordo col conte, lo guardava con aria di compatimento. Gli aveva appena servito le trippe che erano nere di mosche. «Alora ’sta spiansadìna de flit le vollo o no?» gli ha chiesto. «Magari un colpéto - le ha risposto il conte - ma solo sulle trippe». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvino Gonzato

Suggerimenti