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Stop soldi, braccio di ferro con Roma

L’ingresso della ex caserma Santa Marta in via Cantarane, a Veronetta
L’ingresso della ex caserma Santa Marta in via Cantarane, a Veronetta
L’ingresso della ex caserma Santa Marta in via Cantarane, a Veronetta
L’ingresso della ex caserma Santa Marta in via Cantarane, a Veronetta

SOS soldi. Verona, ma quanto ci costi. Quindi: Roma aiutaci. Stop per due anni ai 18 milioni del Bando periferie, per il restauro e la riconversione a uso pubblico, a Veronetta, dell’ex caserma Santa Marta e di Palazzo Bocca Trezza. Fondazione lirica Arena alle prese con l’ultima fase del piano di risanamento 2016/2018 anche con i 10 milioni prestati dallo Stato con la legge Bray (altro articolo), ma che debbono arrivare. E poi il caso di Villa Pullè, a Chievo, da anni in degrado, di proprietà dell’Inps ma destinata a diventare proprietà del ministero dell’Economia. Tante le partite economiche veronesi aperte con Roma. E Verona ha 104 milioni in cassa bloccati dal Patto di stabilità, cioè non spendibili. «Auspico che, come avvenuto già per ristrutturazioni di scuole e monumenti, tra cui la Torre Pentagona, e come prospettato per la sicurezza, si possano sbloccare altri fondi dal Patto di stabilità, senza attingere dal nostro avanzo di amministrazione», dice l’assessore alle finanze Francesca Toffali, della Lega, partito che guida il Comune e anche il Governo. «Comunque, a Roma abbiamo una montagna di rappresentanti eletti nel nostro territorio e mi auguro che garantiscano sulla bontà dei nostri progetti». Il progetto di Verona, tra i 96 di Comuni e aree metropolitane del Bando periferie, ha visto slittare i finanziamenti statali dal 2019 al 2020. Va ricordato che l’emendamento al decreto Milleproproghe che congela i soldi - mentre altri 24 progetti, con mezzo miliardo, sono già stati finanziati - prevede che i Comuni, in attesa di avere i fondi, possano attingere dall’avanzo di amministrazione senza che questo vada pure a finire nei fondi bloccati dal Patto di stabilità. Si potrà utilizzare di avanzo, in tutta Italia, circa un miliardo, come ha detto a L’Arena la deputata Francesca Businarolo, del Movimento 5 Stelle, pure al Governo. L’assessore ai lavori pubblici Luca Zanotto (Lega) ha detto che per la progettazione definitiva ed esecutiva dei due lotti di Veronetta serve circa un milione e mezzo. Ebbene: il Comune ce l’ha? La Toffali fornisce i dati del bilancio. «Al 31 dicembre 2017 il nostro avanzo di amministrazione era di quasi 126 milioni, di cui 104 non utilizzabili in quanto bloccati dal Patto di stabilità», spiega. «Sono utilizzabili dunque 21,5 milioni circa», prosegue, «di cui però sei sono già vincolati per voci prestabilite e 1,3 milioni vanno per accantonamenti. Restano 14 milioni circa ed è da questi che dovremo ricavare il milione e mezzo per Veronetta». Se così sarà - anche se l’assessore non lo afferma - è chiaro però che quel milione e mezzo (all’origine previsto dal Bando periferie all’interno dei 18) verrà sottratto a opere già previste dall’Amministrazione. È altrettanto chiaro, e questo la Toffali lo dice, «che per gli altri 17 milioni circa che serviranno per Veronetta speriamo che nel 2020, quando la commissione della presidenza del Consiglio dei ministri esaminerà tutti i 96 progetti, giudichi quello di Verona meritevole e ci dia tutti i soldi. E qui contiamo sui nostri rappresentanti veronesi». Dita incrociate, però: perché spendere un milione e mezzo per il progetto e poi non avere i soldi fra due anni per i lavori, sarebbe una beffa. Altro tema è lo sblocco dei soldi del Patto di stabilità. «So che il Governo sta ipotizzando di farlo» - non sono finanziamenti diretti, ma si concede ai Comuni di spendere parte di quelli bloccati - «e per Verona ha già sbloccato sette milioni, per scuole e monumenti, ma ne servirebbero altri per sistemare strade, sia per asfaltatura sia per segnaletica. Sinora il Governo sbloccava fondi in maniera orizzontale, direttamente con gli enti locali, d’ora in poi lo farà in maniera verticale, attribuendo quote di soldi sbloccabili alle Regioni, che a loro volta assegneranno ai singoli Comuni le possibilità di utilizzarli. Anche se questo non c’entra con il Bando periferie». È, comunque, caccia ai soldi. Roma ascolti. •

Enrico Giardini

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