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Provincia, trasloco con polemiche

La sede della Provincia, davanti alle Arche Scaligere, via Santa Maria AnticaIl presidente Pastorello in Sala Rossa, che resta funzionanteLa sede di via delle Franceschine, vicino lungadige Capuleti
La sede della Provincia, davanti alle Arche Scaligere, via Santa Maria AnticaIl presidente Pastorello in Sala Rossa, che resta funzionanteLa sede di via delle Franceschine, vicino lungadige Capuleti
La sede della Provincia, davanti alle Arche Scaligere, via Santa Maria AnticaIl presidente Pastorello in Sala Rossa, che resta funzionanteLa sede di via delle Franceschine, vicino lungadige Capuleti
La sede della Provincia, davanti alle Arche Scaligere, via Santa Maria AnticaIl presidente Pastorello in Sala Rossa, che resta funzionanteLa sede di via delle Franceschine, vicino lungadige Capuleti

La Provincia lascia lo storico palazzo scaligero davanti a Santa Maria Antica e trasloca nella più moderna sede di via delle Franceschine dove già si trovano diversi suoi uffici. Il trasferimento dell’ultimo drappello di impiegati e funzionari del settore finanziario, una quarantina di persone, è previsto per venerdì. Resteranno comunque funzionanti alcune parti, come la Sala Rossa, la Loggia di Fra’ Giocondo per l’attività del Consiglio provinciale e gli uffici della presidenza che saranno utilizzati per gli incontri di rappresentanza. La decisione ha suscitato delle proteste da parte della Cgil-Fp che la definisce «improvvisa, che lascia molta incertezza circa il futuro del palazzo stesso, la cui vendita, come noto, è stata bloccata». Parole di Rosa Mancuso, dirigente sindacale e rappresentante della Cgil-Funzione pubblica del personale della Provincia che già lo scorso 23 aprile aveva inviato al presidente Antonio Pastorello e al direttore generale Franco Bonfante una lettera con richiesta di chiarimenti circa il trasferimento, sottolineando come «questa scelta avvenga, oltre che in assenza di atti ufficiali, anche in mancanza di una riorganizzazione dell’ente capace di garantire l’ottimale erogazione sei servizi oggi compromessa dalla mancanza di personale, pari a 250 unità. Troviamo preoccupante che l’Amministrazione non abbia ancora individuato una destinazione d’uso alternativa al Palazzo Scaligero, edificio di alto valore storico e culturale, che rischia, con il progressivo svuotamento, di cadere nel degrado». La risposta del direttore Bonfante era arrivata l’8 maggio, con una dettagliata lettera in cui si chiariva che il trasloco era deciso, e reso noto, da tempo, con una deliberazione del 2017. E già a fine 2016, il presidente Pastorello aveva annunciato la futura unificazione degli uffici. In mezzo a queste comunicazioni ufficiali si inserisce anche una lettera recapitata arrivata in Provincia la settimana scorsa, firmata da un’indefinibile «Resilienza provinciale» (probabilmente un gruppo di dipendenti dell’ente) che accusa Pastorello di pessima amministrazione, per aver fatto marcia indietro sulla vendita del Palazzo Scaligero e per l’intenzione di volerlo restaurare e mettere a norma, nonchè di voler investire altri soldi per sistemare gli uffici di via delle Franceschine. L’accusa si riferisce alla mancata alienazione del Palazzo Scaligero all’Invimit, la società costituita dallo Stato con il compito di acquisire i beni immobili degli enti e di trasformarli. L’ente aveva offerto 21,5 milioni, mentre il valore stimato dei Palazzi Scaligeri è di 30 milioni. E il presidente Pastorello ha rinunciato alla vendita. «È stata un’azione di buon senso», spiega Pastorello il cui mandato scade a gennaio dell’anno prossimo. «Sarebbe stato assurdo svendere un bene di questo valore. Caso mai lo farà il mio successore, se lo riterrà opportuno, o deciderà il futuro Governo, se vorrà o meno di mantenere le Province, che dovevano sparire ma che sono rimaste in attività sia pure con funzioni e risorse decurtate. Intanto il personale si è fortemente ridotto e non ha senso tenerlo in sedi separate. In via delle Franceschine non ci sono lavori da fare, a parte qualche tinteggiatura e qualche intervento di poco conto. E se poi le Province riprendessero fiato? Se si decidesse di farle funzionare con aggiunta di personale? Potremmo anche tornare nel nostro Palazzo, dopo averlo messo a norma». Aggiunge il direttore Bonfante: «Questo trasloco è per un anno, tempo che servirà a testare l’effettiva utilità dell’unificazione degli uffici, i relativi risparmi e per valutare il destino del Palazzo Scaligero. Una decisione saggia». •

Elena Cardinali

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