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La polemica

Palach, senatori
cechi protestano
«È un oltraggio»

La polemica
La locandina del concerto
La locandina del concerto
La locandina del concerto
La locandina del concerto

È sempre bufera sul concerto «Terra e libertà» in ricordo del giovane patriota cecoslovacco Jan Palach, a 50 anni dalla morte, in programma il 19 gennaio in un luogo non precisato. Promosso dall’associazione «identitaria» Nomos, patrocinato dalla Provincia e sponsorizzato dalla Serit, società pubblica, il concerto si propone di raccogliere fondi per le vittime delle alluvioni.

Dopo la presa di posizione degli studenti dell'Università di Praga, arriva quella di un gruppo di senatori cechi (Petr Orel, Vaclav Laska, Premysl Rabas, Ladislav Kos, Lukas Wagenknecht e Tomas Golan), che si rivolgono al presidente della provincia Scalzotto: «Jan Palach era uno studente e attivista ceco che si diede fuoco e morì nelle proteste durante la repressione della Primavera di Praga. Sacrificò la sua vita nel nome della democrazia, della libertà e dell’umanità. Questo atto di coraggio non può essere abusato e travisato da gruppi estremisti e di estrema destra che promuovono un’ideologia in completo contrasto con gli ideali di Jan Palach. Perfino oggi, la democrazia non può essere data per scontata, e dobbiamo fare ciò che possiamo per proteggerla e sostenerla. Qualsiasi collegamento fra gruppi di estrema destra e Jan Palach è un oltraggio alla sua memoria e non dovrebbe essere supportato da autorità ufficiali. Ci sentiamo per questo obbligati di chiedere alla Provincia di Verona di ritirare immediatamente ogni suo supporto all’iniziativa».

 

FRA PLAUSI E ROGHI

Plaude al concerto, cui annuncia la partecipazione, intanto, il vice presidente del Consiglio regionale Massimo Giorgetti di Forza Italia - Alleanza per il Veneto: «Non è questa iniziativa che deve indignare, ma il fatto è che la memoria di Jan Palach, che con un gesto estremo si oppose all’invasione sovietica della Cecoslovacchia, non sia ancora patrimonio di tutti, ma come avviene da 50 anni, sia affidata esclusivamente alla destra italiana. A differenza di Che Guevara non esistono in giro magliette con il suo volto, eppure fu l’esempio più bruciante della rivolta contro il totalitarismo e l’oppressione dei popoli. L’auspicio, quindi», conclude, «è che da Verona parta una competizione su chi ricorda di più Jan Palach, e non il divieto di poterlo fare».

Di tutt’altro parere Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune: «Le associazioni che ricevono il patrocinio di Comune e Provincia spesso sono entità che esistono solo sulla carta, quasi sempre veicoli con cui le frange dell’estrema destra camuffano di finalità sociali le loro iniziative propagandistiche. Se la Provincia vuol fare qualcosa per le famiglie colpite dall’alluvione», osserva, «ha tutti gli strumenti per farlo senza provocazioni politiche e infangare il nome di chi il volontariato lo fa sul serio».

Puntano il dito sul presidente della Serit Massimo Mariotti, invece, Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani del Pd e il segretario cittadino Luigi Ugoli. Mariotti ha infatti postato la foto di una bandiera del Pd su una catasta di legna. «La contraddizione, la strumentalizzazione e il cattivo gusto», affermano, «sono chiarissimi: Jan Palach si è immolato contro la censura e il controllo sociale ed è quindi eroe e simbolo delle libertà democratiche contro ogni tipo di dittatura»

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