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L'ospedale aveva ammesso l'errore

Muore per un errore
medico, odissea
per il risarcimento

L'ospedale aveva ammesso l'errore
Gli esterni del polo Confortini
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La salvano da un infarto ma poi l'anziana, 85 anni, muore per le conseguenze di un banale clistere che le causa una perforazione nell’ultimo tratto dell’intestino. Scattano la denuncia e la causa e il Tribunale, esaminate le perizie, riconosce l’errore fatto in ospedale; si arriva a una transazione con cui l’ospedale s’impegna a pagare una somma di alcune decine di migliaia di euro a titolo di risarcimento ai familiari della paziente.

Della quietanza risarcitoria viene però pagata ai familiari della signora deceduta solo la prima rata. Poi l’ospedale comunica al legale dei familiari della signora di chiamare o scrivere all’assicurazione che dovrebbe erogare le rate pattuite, con sede in Romania dove, però, non risponde nessuno.

 

L'avvocato di famiglia Matteo Mion commenta: «È la prima volta in vita professionale che mi capita di assistere a un risarcimento-pagamento a rate. Ma l’aspetto singolare è il fatto che ci abbiano rimandato a un’assicurazione in Romania con cui non è possibile comunicare. Faccio presente che la somma pattuita è frutto di un accordo tra le parti, ma il mancato pagamento fa decadere l’intera transazione. Trovo comunque sconvolgente che nell’ospedale della capitale economica del Veneto, cioè Verona, non solo si possa morire per un clistere, ma anche che dopo una simile tragedia i parenti debbano sopportare l’illusione di un risarcimento».

 

L’accordo prevedeva il pagamento della prima rata a metà novembre del 2017, la seconda entro la fine dell’anno scorso, la terza entro metà gennaio e l’ultima entro febbraio di quest’anno. «Somme che arriveranno come stabilito alla famiglia della signora», assicura l’avvocato Lucia Poli, responsabile dell’ufficio legale dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata. Che precisa che la seconda rata è già avviata alla contabilità, «mentre le altre arriveranno come pattuito». Il problema del ritardo di questo, spiega l’avvocato Poli, come di altri pagamenti per vicende analoghe, sono stati i problemi dell’assicurazione con sede in Romania, vicende che sono state risolte dopo che quella società assicurativa, a cui già da alcuni anni l’Azienda ospedaliera veronese ha dato disdetta, è stata rifinanziata, circostanza che le ha permesso di tornare ad essere solvibile, «anche se dopo molte pressioni e solleciti», per chiudere tutte le vertenze rimaste in sospeso. Tra queste c’è quella della signora veronese.

Elena Cardinali

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