<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Zaia-governo, un giorno
ad alta tensione sui Pfas

Il presidente Luca ZaiaIl ministro Beatrice LorenzinIl ministro Gian Luca Galletti
Il presidente Luca ZaiaIl ministro Beatrice LorenzinIl ministro Gian Luca Galletti
Il presidente Luca ZaiaIl ministro Beatrice LorenzinIl ministro Gian Luca Galletti
Il presidente Luca ZaiaIl ministro Beatrice LorenzinIl ministro Gian Luca Galletti

Prima il caso dei vaccini. Adesso quello degli inquinanti Pfas nell’acqua. Tra Regione Veneto e Ministero della Salute si apre un nuovo scontro sulla salute pubblica. Nella prima vicenda, i vaccini, per l’imposizione di un obbligo alle Regioni contestato dal solo Veneto. Nella seconda per l’esatto contrario: la richiesta della Regione governata da Luca Zaia di fissare un limite alla concentrazione di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nelle acque potabili, che non c’è nella legislazione nazionale, e che il Veneto chiede al Governo per gestire l’emergenza nelle province di Vicenza, Verona e Padova, un’area con circa 350mila abitanti. «Prendiamo atto», ha attaccato Zaia, «che nel Governo manca la volontà politica di gestire questo problema, basti pensare agli 80 milioni di euro promessi per la messa in sicurezza degli acquedotti e mai stanziati. È evidente che si penalizza la Regione che per prima si è attivata ponendo dei limiti già nel 2014, mentre per le altre aree del Paese si lascia che ogni Regione sia libera di fissare o meno dei limiti, magari intervenendo quando i buoi saranno scappati dalla stalla». Così, ha annunciato Zaia, il Veneto farà da solo, procedendo ad una «drastica riduzione dei limiti della concentrazione di Pfas nelle acque potabili».

La prossima settimana Palazzo Balbi adotterà provvedimenti che dovrebbero portare i limiti ai livelli più bassi d’Europa. «Non c’è che da prendere atto», ha sottolineato Zaia, «dell’atteggiamento scandaloso del ministero della Salute che, negando la necessità di fissare limiti nazionali, fa finta di non vedere la realtà e, di fatto, ci dice di arrangiarci».

Non si è fatta attendere la risposta del ministro Beatrice Lorenzin. «Questo rimpallo di responsabilità non è una buona cosa quando si parla di azioni così pesanti sul piano ambientale, che sono perdurate nel tempo e che tra l’altro sono state tempestivamente individuate ed arginate da questo ministero». «Mi sorprende», ha aggiunto Lorenzin, «che Zaia dica che il governo non agisce rispetto a questa situazione». Sui Pfas, ha evidenziato, «il ministero è intervenuto con l’Istituto superiore di sanità, e non solo; abbiamo individuato il problema ormai qualche anno fa, ma abbiamo invitato la Regione Veneto a procedere e ad arginare quello che è un fenomeno ad altissimo rischio per tutta la popolazione». Netta la risposta dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. «Credo non ci sia mai stato un impegno tanto serio e determinato sui Pfas quanto quello messo in campo dal ministero dell’Ambiente e più in generale dai governi Renzi e Gentiloni», ha detto il ministro, citando un impegno di oltre 100 milioni.

L’epicentro del problema Pfas è in Veneto perchè qui, a Trissino (Vicenza), ha sede l’azienda chimica (oggi il marchio è Miteni) - che da decenni produce Pfas per l’industria. Gli attuali vertici di Miteni denunciano di aver ereditato dalle passate gestioni la grana dell’inquinamento. Ma quando nel gennaio 2017 l’agenzia ambientale Arpav ha proceduto ai primi sequestri, la procura di Vicenza ha indagato 9 persone tra attuali ed ex dirigenti della fabbrica. La Regione Veneto ha iniziato già nel 2013 ad occuparsi dell’inquinamento da Pfas sul territorio, quando su ordine del ministero dell’Ambiente il Cnr avvertì del «possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono le acque prelevate dalla falda». Da allora, tra giunta Zaia e Governo è stato braccio di ferro. Sulla questione è intervenuto anche Raniero Guerra, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute: «L’ipotesi, esclusa solo al momento, di estendere valori di parametro per la sostanza inquinante Pfas su tutto il territorio nazionale è stata motivata dal fatto che allo stato si riscontrano solo sporadici ritrovamenti di Pfas dovuti a fenomeni d’inquinamento del territorio italiano puntuali e localizzati, mentre l’inquinamento della falda veneta è un fenomeno diffuso su ampie aree della Regione stessa». L’alta concentrazione di Pfas in Veneto, continua Guerra, «rappresenta un episodio di inquinamento completo di una falda su un territorio ben preciso e identificato grazie alla collaborazione prestata dal Ministero della Salute e dall’ISS».

Riguardo la richiesta della Regione Veneto di individuare valori di parametro da estendere a tutto il territorio nazionale, «pur non volendo escludere a priori tale ipotesi, il ministero ha richiamato l’attenzione della regione sul Decreto del 14 giugno scorso, che introduce l’attuazione dei Piani di sicurezza sull’intero sistema idro-potabile e rappresenta la più innovativa metodologia di prevenzione e controllo degli inquinanti potenzialmente presenti nei sistemi idropotabili, elaborata e promossa dall’OMS».

Tale metodologia, chiarisce il direttore Guerra, «consente un cambio di passo nelle attività di prevenzione permettendo di monitorare tutto il sistema delle acque, analizzando e censendo ogni rischio di contaminazione sin dall’origine. L’attuale sistema di controlli si limita invece alla verifica periodica di parametri al rubinetto, chiaramente insufficiente per comprendere l’intero e complesso sistema di gestione dell’acqua».

Guerra sottolinea quindi come l’attuazione dei Piani di sicurezza sia «in capo all’amministrazione locale per evidenti motivi di appropriatezza. Si tratta pertanto di attuare», conclude il direttore generale, «di principi di vera prevenzione su tutto il sistema di approvvigionamento idrico del territorio italiano, a partire dalla Regione Veneto».

Suggerimenti