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«Vi racconto com’è nata
la banda della Magliana»

Antonio Mancini, «l’accattone» della banda della Magliana, durante una trasmissione su La7
Antonio Mancini, «l’accattone» della banda della Magliana, durante una trasmissione su La7
Antonio Mancini, «l’accattone» della banda della Magliana, durante una trasmissione su La7
Antonio Mancini, «l’accattone» della banda della Magliana, durante una trasmissione su La7

Se in rete digiti Antonio Mancini, in 0,52 secondi escono 30.300 risultati. Wikipedia scrive Antonio Mancini, classe 1948, (criminale). Quando era uno dei componenti della banda, o meglio, come si dice in gergo della «batteria» della Magliana, Mancini, era specialista in assolto dei treni, lo chiamavano «l’accattone», perchè era simile a uno dei personaggi dei film di Pasolini. Mancini, nella banda della Magliana, aveva il compito di drizzare i torti (ovvero di «persuadere» eventuali debitori morosi o altri temerari che si ribellavano alla «lex de imperio» della banda).

Poi la svolta, guai a chiamarlo pentimento: «I pentiti nun se fanno un giorno de galera, io me so’ fatto undici anni», dice lui in romanesco accentuato.

Di quella svolta parlerà lui, visto che le sue dichiarazioni dell’«accattone» aiutarono gli inquirenti a svelare molti dei misteri che ancora avvolgevano la banda e numerosi fatti di cronaca nera degli ultimi trent’anni: dal delitto Pecorelli, ai rapporti con i servizi segreti e il ruolo della banda nelle ricerche della prigione di Aldo Moro. Nel corso degli interrogatori di Mancini, la sua convivente Fabiola Moretti fu vittima di strane visite e atti intimidatori, non ultimo l’irruzione in casa di misteriosi ladri, avvenimento assai strano per un boss del calibro dell’accattone.

Nel 2006 Mancini tornò alla ribalta della cronaca affermando di riconoscere nella voce di «Mario», il misterioso telefonista del rapimento di Emanuela Orlandi, un killer al servizio di Enrico De Pedis. In una intervista concessa ad un giornalista di Repubblica Mancini ha raccontato di aver affidato, prima di essere arrestato, un miliardo e trecento milioni di lire a Enrico Nicoletti, considerato il cassiere della banda. Quest’ultimo li avrebbe girati a Danilo Coppola, imprenditore romano. Questo getta un’ombra sulle attività di Coppola e sul potere finanziario che ancora oggi la Banda della Magliana avrebbe negli ambienti della Capitale.

Dopodomani, alle 20.30, al teatro comunale di Nogara, Mancini presenterà il suo ultimo libro Con il sangue agli occhi, scritto con Federica Sciarelli.

Siamo nella Roma, fine degli anni Settanta. Mentre la polizia è alle prese con le Brigate rosse, la banda della Magliana allunga le mani sulla città, monopolizza lo spaccio di droga e semina terrore a suon di piombo.

Gli affiliati si spartiscono centinaia di miliardi l’anno, fanno affari con mafia, camorra e ’ndrangheta, con gli ambienti della politica e dell’estrema destra.

«Vi racconto quello, ma anche di come è nata la banda, perché bisogna chiedersi come si stava nelle periferie. E poi vi dico anche di Carminati», annucia, lasciando puntini di sospensione.

Alessandra Vaccari

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