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Screening a rilento
Si farà anche
a San Bonifacio

Il dottore Luciano Marchiori
Il dottore Luciano Marchiori
Il dottore Luciano Marchiori
Il dottore Luciano Marchiori

Avvio di un nuovo ambulatorio per i prelievi e di un centro di secondo livello, nel quale le persone con situazioni di salute che vanno messe sotto controllo potranno usufruire della presenza di specialisti. Queste sono le novità, oltre al potenziamento del servizio già esistente, che riguarderanno lo screening predisposto nel Veronese dalla Regione per verificare se si hanno Pfas nel sangue e se questa situazione ha provocato l’insorgere di malattie. Un’azione che viene coordinata dal centro screening dell’ospedale vicentino di Montecchio Maggiore che sinora, nella nostra provincia, è sicuramente andata più a rilento del previsto, a causa dei tempi necessari per recuperare il personale.

In quattro mesi nei tredici Comuni veronesi che rientrano nella zona rossa (Albaredo, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Cologna, Legnago, Minerbe, Pressana, Roveredo, Terrazzo, Veronella e Zimella) è stato controllato poco più del 2 due per cento, esattamente il 2,25, di coloro che dovrebbero essere chiamati nel giro di due anni a essere sottoposti al monitoraggio. Dal 2 maggio, giorno in cui a Legnago è stato aperto l’ambulatorio, sino alla fine di settembre (agosto escluso, visto che in quel mese la struttura non ha lavorato) i ragazzi esaminati sono stati 1.010. Si tratta di giovanissimi, visto che i controlli sono iniziati da coloro che sono nati nel 2002 e dovrebbero riguardare tutti quelli nati sino al 1951, principalmente residenti nel Legnaghese.

Sinora, infatti nell’area del Colognese ad essere chiamati a farsi prelevare il sangue e rispondere a un questionario sulla loro storia, le malattie e lo stile di vita, sono stati davvero in pochi, qualche decina per Comune. Considerato che la partecipazione allo screening non è obbligatoria, e tenendo conto di quanto è accaduto sinora nel Vicentino, dove i controlli sono iniziati a gennaio e stanno procedendo a ritmi ben più spediti, ci si attende una partecipazione di circa il 70 per cento dei chiamati. Se davvero sarà così anche da noi, invece dei 44.500 previsti, a sottoporsi alle analisi dovrebbero alla fine essere in 33.000.

Anche se i numeri sono limitati, resta il fatto che sinora la situazione non è certo tranquillizzante. Gli ultimi dati consolidati, che risalgono al 12 settembre scorso, confermano che il problema principale è il Pfoa, uno dei composti appartenenti alla famiglia dei Pfas la cui teorica dannosità è fra le più elevate.

Mediamente i ragazzi di Legnago ne hanno 35,7 nanogrammi per millilitro di siero sanguigno. Questa cifra, che è circa la metà di quella riscontrata mediamente nei loro coetanei del Basso Vicentino, diventa però più elevata spostandosi verso il Colognese. A Minerbe la media è di 55,1, mentre a Bevilacqua arriva a 66,1. Non ci sono, invece, perché manca un numero sufficiente di analisi a farne una media attendibile, dati per quanto riguarda gli altri Comuni. Va detto, però, che la Regione ha inserito preventivamente Cologna, Pressana, Roveredo e Zimella nell’elenco dei dodici Comuni del Veronese, Vicentino e Padovano considerati più a rischio. In ogni caso, i valori di riferimento per quanto riguarda il Pfoa, che non indicano comunque livelli di tolleranza, vanno da 1,5 ad 8 nanogrammi. I numeri attuali, quindi, sono da quattro a più di otto volte superiori il tetto più alto.

In tutta l’area inquinata, poi, risultano alterazioni di alcuni valori nei soggetti controllati. I numeri più significativi sono quelli relativi al colesterolo, che arriva ad un più 14 per cento, e della microalbuminuria, indicatore del diabete, con un più 14,5 per cento.

«Questi numeri vanno presi con le pinze, perché il campione è piccolo e mancano i dati di confronto sulle persone controllate», avverte Luciano Marchiori, il responsabile del dipartimento di prevenzione dell’Ulss 9. Prima di confermare che alcuni ragazzi, senza però fornire una percentuale, sono stati invitati ad effettuare trattamenti di plasmaferesi. Tecnica proposta a chi ha più di 100 nanogrammi, per ridurne la quantità. «Dal 9 ottobre sarà disponibile, per due ore al giorno, un ambulatorio per i prelievi all’ospedale Fracastoro di San Bonifacio, che entrerà a pieno regime per la fine dell’anno, e con l’inizio di novembre quello di Legnago lavorerà otto ore al giorno per cinque giorni la settimana», aggiunge Marchiori. Prima di annunciare che è deciso l’avvio del centro di secondo livello a Legnago, che dovrebbe aprire quando, fra qualche settimana, cambieranno le modalità di consegna dei referti. I quali non avverranno più per lettera ma saranno consegnati a mano da medici, che potranno dare le spiegazioni del caso.

Luca Fiorin

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