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«L’aria di Cologna viene inquinata dalle industrie»

Una manifestazione contro l’inquinamento dell’aria dalle polveri sottili
Una manifestazione contro l’inquinamento dell’aria dalle polveri sottili
Una manifestazione contro l’inquinamento dell’aria dalle polveri sottili
Una manifestazione contro l’inquinamento dell’aria dalle polveri sottili

Cologna Veneta è il comune veronese che respira la maggior concentrazione di polveri sottili: lo ha detto il rapporto «Mal’Aria» di Legambiente. Le emissioni sono dovute per la stragrande maggioranza a combustioni industriali. La conferma arriva da Salvatore Patti, responsabile dell’ Osservatorio aria dell’Arpav. Patti fornisce ottimi indizi per comprendere da dove abbiano origine le polveri sottili a Cologna, permettendo di leggere correttamente i dati forniti da Inemar e ripresi nel rapporto «Mal’Aria». A Cologna, che conta circa 8.500 abitanti, Inemar segnala emanazioni in atmosfera di 86,1 tonnellate di polveri sottili l’anno, ovvero più di un terzo di quelle di Verona e quasi il doppio di quelle dei due paesi più grandi della provincia, che contano rispettivamente più di 33mila ed oltre 25mila abitanti. Per Villafranca si parla 44,4 tonnellate, per Legnago di 41,3. Il secondo Comune più inquinato, dopo Cologna, è Grezzana, con 51,2 tonnellate, mentre al terzo posto c’è Cerea con 51,1. Secondo quanto riferisce il dirigente dell’Arpav, circa il 70 per cento delle emissioni colognesi è dovuto a combustione industriale, il 18-20 per cento dagli impianti di riscaldamento, il 5 per cento dal traffico stradale e il resto a varie fonti minori. «Questi dati sono relativi a stime effettuate tenendo conto della situazione del 2013 e delle quali è ora in corso una revisione che sarà pronta per la fine dell’anno», spiega Patti. Secondo l’esperto, in via generale, è comunque difficile che ci siano grandi cambiamenti rispetto alla situazione oggetto delle valutazioni risalenti a cinque anni fa. A meno che, nel frattempo, non abbiano cessato di operare attività particolarmente inquinanti. «Premesso che parliamo di stime perché metodi efficaci per misurare le emissioni in atmosfera non ce ne sono, va comunque spiegato che queste cifre risultano dall’analisi di tutti i dati relativi ad industria, agricoltura ed altre realtà produttive in possesso di Arpav ed altri enti, e da quanto risulta, sempre nei registri ufficiali, per quanto riguarda abitazioni e mezzi a motore», aggiunge Patti. Il database Inemar, che è stato creato dalla Regione Lombardia nel 1999 e poi è stato adottato dalle più importanti realtà amministrative del Nord Italia, fornisce, d’altro canto, numeri che sono considerati così realistici da essere usati per provvedimenti per migliorare la qualità dell’aria e che divengono legge, oltre che nella stessa Lombardia, anche in Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e nelle province autonome di Trento e Bolzano. «Sicuramente le emissioni contribuiscono all’inquinamento, ma non è detto che lo facciano nel luogo in cui si verificano», precisa Patti. Le sostanze che finiscono in atmosfera si combinano con altri elementi, i cosiddetti precursori, formando quelle polveri sottili che possono provocare gravi patologie del sistema respiratorio. «Considerato che tutto questo avviene in aria, può succedere che le emissioni che arrivano da un dato luogo non portino alla presenza, in quello stesso luogo, di concentrazioni di Pm10», continua l’esperto. Insomma, le emissioni possono anche produrre inquinamento in luoghi distanti dalla loro fonte. In ogni caso, il sindaco di Cologna Manuel Scalzotto, che già aveva rivelato che in Comune non erano arrivate segnalazioni di situazioni particolari, ora spiega che ha interpellato Arpav e sta attendendo una relazione in merito a questa situazione. •

Luca Fiorin

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