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«Ipab, una scatola vuota» Il Cda si dimette in blocco

Villa Grassi Perosini è rimasta senza consiglio di amministrazione
Villa Grassi Perosini è rimasta senza consiglio di amministrazione
Villa Grassi Perosini è rimasta senza consiglio di amministrazione
Villa Grassi Perosini è rimasta senza consiglio di amministrazione

Paola Bosaro Mancano i servizi da erogare, mancano le entrate, manca il personale. L’Ipab di Albaredo è una scatola vuota e il Cda si dimette in blocco. Dal maggio del 2013, quando è entrata in funzione la nuova casa di riposo «Ca’dei Nonni», la strada dell’ente che aveva gestito per decenni il locale ricovero per anziani è diventata una ripida salita. Perdendo le competenze e l’organico necessari per gestire i servizi residenziali per i nonni, passati ad una cooperativa privata, l’Ipab «Villa Grassi Perosini» è diventato un onere, non più un’opportunità. Il Comune ha dovuto sudare per trovare persone disponibili a guidare un’istituzione, di fatto, svuotata di ogni potere, eppure obbligata ad approvare bilanci, a nominare revisori dei conti, ad avere un segretario e un servizio di tesoreria. L’unica entrata è costituita dagli otto mini appartamenti di proprietà, affittati ad un prezzo agevolato ad anziani e a persone indigenti. L’introito degli affitti però è appena sufficiente a pagare le manutenzioni. L’ultimo Cda nominato dal sindaco Giovanni Ruta nel 2016 è quello guidato dal presidente Raffaele Bazzoni, politico di lungo corso ed ex assessore regionale. Dopo solo due anni di mandato però, Bazzoni e i consiglieri Alberto Trentin, Patrizia Nalini e Antonio Rossi si sono dimessi. Anche il quinto membro, Marco Bagatin è decaduto, sebbene ufficialmente non abbia firmato la lettera di dimissioni. Nella missiva che Bazzoni ha inviato a Ruta si legge l’amarezza per non essere riuscito a dare un futuro a «Villa Grassi Perosini». «Per quasi due anni abbiamo lavorato a titolo gratuito per redigere quattro bilanci (il Cda ha ripreso la contabilità dal 2014, ndr), chiudere alcune fatture e dei contenziosi, definire una volta per tutte le situazioni previdenziali e contributive degli ex dipendenti che andavano in pensione», ha commentato Bazzoni. «Abbiamo dovuto chiedere in prestito al Comune un segretario perché non riuscivamo a nominare un direttore», ha poi precisato. Quello che è mancato però, è una prospettiva per guardare avanti. E non perché il Cda non ci abbia pensato. «Per valorizzare il patrimonio immobiliare e rispettare le volontà dei benefattori abbiamo messo sul tavolo tre proposte concrete», ha elencato l’ormai ex presidente. La prima riguardava il recupero del piano terra dell’ex casa di riposo, per adibirlo a Centro di medicina integrata. La seconda idea si riferiva alla possibile locazione dell’ex ufficio postale di via Roma. Il Cda aveva raccolto la manifestazione di interesse da parte di una società di assicurazioni e si era pure informato per avere un finanziamento necessario alla ristrutturazione, «tuttavia serviva una garanzia da parte del Comune, così ci siamo fermati». Infine, l’ultimo progetto riguardava la creazione di una casa funeraria nell’ex cappella della casa di riposo. «Anche in questo caso era necessaria la determinazione del Comune». Il sindaco ringrazia il Cda ma non accetta che gli venga attribuito scarso sostegno: «Le dimissioni erano concordate. Mi dispiace se il presidente Bazzoni, a cui rinnovo la mia stima, si è sentito trascurato dal’amministrazione: abbiamo assicurato il nostro appoggio a tutte le iniziative, ma per risolvere certe criticità servono risorse importanti che il Comune non può reperire da solo. Per questo ho preso appuntamento in Regione». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paola Bosaro

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