<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Io, pendolare tra la banca e il municipio»

Laura Mantovanelli FOTO DIENNE
Laura Mantovanelli FOTO DIENNE
Laura Mantovanelli FOTO DIENNE
Laura Mantovanelli FOTO DIENNE

Laura Mantovanelli è il vicesindaco di Salizzole. L’ultimo 4 novembre, fasciata dal Tricolore, commemorò i caduti. «Nel capoluogo, a Bionde e Engazzà. A Valmorsel, non c’è il monumento. Andai dappertutto, perché il messaggio da rivolgere ai presenti era importante». Così rilevante che Mirko Corrà si assentò. «Restò, addirittura, a casa. Apposta. Sennò, avrebbe dovuto portare il Tricolore». È il sindaco! «Non avrei potuto rivalutare le donne nelle guerre. Il Tricolore rappresenta la popolazione». Mantovanelli, sindaco. Per un giorno. «Ero e sono il vicesindaco. Infatti, il 25 aprile, per ricordare la Liberazione, io presenziai la cerimonia in un luogo; Corrà, in un altro. Il sindaco non può essere, contemporaneamente, dovunque». Quel 4 novembre Corrà sarebbe stato davvero di troppo. Mantovanelli, simbolicamente, combattè nelle trincee al fronte, anziché curare i feriti nelle retrovie. «Le Pari opportunità si riferiscono anche alle condizioni sociali tra maschi e femmine». Nel 1914, le massaie presero il posto di contadini e operai, improvvisati soldati. Produssero pagnotte e cannoni. Insomma, nella Prima guerra mondiale, le donne sostennero non più soltanto le spese domestiche, ma anche l’economia statale. Eppure, il suffragio universale - il più fondamentale dei diritti - fu riconosciuto cessata la Seconda guerra mondiale. Nel 1946, le donne votarono per la prima volta, inizialmente, alle elezioni comunali di nuovo indette dopo la caduta del fascismo e, successivamente, al referendum in cui la Repubblica prevalse sulla monarchia. La partecipazione femminile fu, un’altra volta, determinante per la Patria. Amministrate entrambi dal 2014. Sindaco: notò solamente il 4 novembre che il vicesindaco era l’unica donna in maggioranza? «Avrei nominato vicesindaco, comunque, una donna. Si presentarono in tre. Mantovanelli fu eletta. Non fu neppure la più votata». Nel 2009, erano due: una, era l’ex assessore Monica Tregnago, che, oggi, è in minoranza con la sorella Simonetta. «Tra me e Monica non ci fu mai uno screzio, fino al termine del mio primo mandato. Nel 2014, Monica non sembrò intenzionata a riproporsi. Poi, invece, la ritrovai nella lista civica del candidato sindaco Simonetta. Tornò, comprensibilmente, in famiglia». Nel 2014, una decina di donne si raggruppò nella lista civica delle due sorelle. «Eh, le donne - che, nell’insieme, ho sempre appoggiato e appoggerò - si rivoltarono contro di me. In precedenza, avevo istituito le Pari opportunità». Questa, poi. A chi aveva affidato la delega? «A Monica. Molte, provenienti da altri paesi, frequentavano un’associazione femminile. La presidente era Simonetta». Ebbene, Pari opportunità siano. Nel 2019, Mantovanelli, sindaco. Per cinque anni, stavolta. «Può darsi. Io, per legge, non potrò riprovare per la terza volta consecutiva». Che dice, Mantovanelli? «Non sarei la prima donna di Salizzole a diventare sindaco». La seconda, nei 150 anni dall’Unità d’Italia. Luciana Marocchio amministrò dal 1995 al 1999. «Sono un capoufficio in banca». Meglio: già prende decisioni per gestire personale e documenti. «Dovrei mettermi in aspettativa». L’associazione dei Comuni spiega che, in Veneto, le donne sono il 20 per cento dei sindaci e il 24 per cento dei vicesindaci. C’è più d’una faccenda pubblica da sbrigare. «Un sindaco dev’essere a tempo pieno, non parziale. Non riceve solo il pubblico». Corrà: un’altra donna in disaccordo con il sindaco. «Sarebbe il secondo vicesindaco a non candidarsi sindaco. Il precedente, Thomas Cesaro, si ritirò a vita privata. Se potessi ritentare...». Cosa? «Sarei rieletto. Non, ancora, con il 74 per cento, però...». Ma, Corrà, non è per le Pari opportunità? Mantovanelli, ci ripensi. «Voglio progredire in banca». Se non sindaco, vicesindaco, a oltranza. «Valuterò, prima di essere il candidato vicesindaco, il candidato sindaco. Corrà è Corrà». Avrebbe meno responsabilità e dedicherebbe meno tempo all’ amministrazione. Il vicesindaco non è il sindaco che deve provvedere in qualsiasi circostanza alla propria comunità. «Sono una pendolare. Andata e ritorno quotidiani da Salizzole, dove abito, a Verona, dove si trova la banca. Non mi trasferirò in città, perché sono affezionata al mio paese. La mia famiglia è di Salizzole, Salizzole è la mia famiglia. C’è solidarietà tra gli abitanti: alimenti e medicine quando buste paga e pensioni sono insufficienti». L’indennità di vicesindaco resterebbe sconveniente. «Il Comune mi dà 100 euro. Al mese! Lavoro altrove per lo stipendio». Certo, il Tricolore… «Incornicerò e appenderò in casa la foto in cui compaio con la fascia tra insegnanti e genitori». Non è abbastanza. «Mostro il Tricolore agli organizzatori delle manifestazioni, per rassicurarli che non l’ho dimenticato. Sono il vicesindaco… Sono una donna… Si preoccupano della mia fascia quanto dei propri gagliardetti». Tutt’altro che impensieriti erano i due anziani che ha incrociato per strada. Buongiorno, Mantovanelli? «Buongiorno, sindaco!. Anzi, buongiorno, al prossimo sindaco!». Se non fosse che Mantovanelli è in carriera. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti