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Il trapianto non è andato bene Soffre la produzione di cavoli

Il presidente del Consorzio Lucindo Furia
Il presidente del Consorzio Lucindo Furia
Il presidente del Consorzio Lucindo Furia
Il presidente del Consorzio Lucindo Furia

«Ogni anno viene con il suo malanno». Il vecchio proverbio contadino sembra calzare a pennello per descrivere, con la sintesi tipica della saggezza di queste terre, ciò che è accaduto finora alle rinomate brassiche (in particolare cavolo cappuccio e cavolo verza) prodotte dagli agricoltori del Consorzio di Tutela del cavolo dell’Adige: organismo al quale fanno capo 40 Comuni collocati lungo l’asta del fiume e 300 aziende agricole sparse tra Verona, Rovigo e Padova, su una superficie di 1.100 ettari per una produzione totale che arriva annualmente a quasi 450mila quintali. Il malanno di questo 2018, di cui inevitabilmente si parlerà alla 24esima edizione della Festa regionale del Cavolo dell’Adige, in programma al centro servizi di Castagnaro da stasera a martedì prossimo, è arrivato con la prima produzione dell’anno, ovvero con quella estiva, che ha registrato una perdita in termini di quantità del 30 per cento. «Ad aver subito danni», spiega Lucindo Furia, presidente del Consorzio di Tutela del cavolo dell’Adige, «è stato il trapianto del cavolo cappuccio e di altre tipologie di brassica, da metà giugno alla prima settimana di luglio, che è andato in crisi per la concomitanza tra temperature elevate ed eccesso di pioggia. Il vero problema», prosegue Furia, «si è verificato a causa della Botrytis, una malattia causata da un fungo parassita che con il caldo umido si sviluppa sotto forma di muffa grigia. Dopo 40 giorni dal trapianto hanno iniziato a seccarsi le foglie e un po’ alla volta la pianta è marcita. Fortunatamente i trapianti eseguiti dopo la prima decade di luglio, quelli del raccolto invernale, grazie al clima ottimo e alla poca pioggia, che non si è aggiunta in maniera eccessiva alle nostre irrigazioni, stanno andando benissimo e la produzione, che raccoglieremo a fine novembre, è salva sia per quantità che per qualità». Elemento positivo di questa annata sembra essere, invece, il piccolo aumento dei prezzi. Se fino a luglio, erano assestati intorno ai 20/23 centesimi al chilo (prezzo all’ingrosso), ora sfiorano i 33 centesimi. «Questo finalmente porterà un po’ di respiro alle nostre aziende», precisa Furia. «A determinare l’andamento dei mercati sono sempre i Paesi maggiori produttori di cavolo, vale a dire Polonia e Germania, che quest’anno per la siccità hanno registrato parecchie perdite. La minore esportazione da parte loro ha provocato una ripercussione positiva sui nostri mercati». Qualche altra problematica, anche se in misura decisamente inferiore si è verificata a causa della cimice asiatica, che comunque, non sembra gradire molto le brassiche. «Alcuni coltivatori», riprende il presidente del Consorzio, «hanno avuto attacchi di questo tipo, sia sul cavolo rosso che su quello verde appena trapiantato, ma molto limitati rispetto a quanto avvenuto sui frutteti, in particolare sui peri, dove si è arrivati anche ad oltre il 50 per cento di perdite». Sarà proprio un convegno sulla famigerata cimice ad aprire oggi, alle 19.30, al centro servizi di via Stazione, la Festa regionale del cavolo 2018, promossa dal Consorzio di Tutela, con il sostegno del Comune ed il patrocinio di Regione, Provincia, Coldiretti Verona, Camera di Commercio, VeronaFiere e Pro loco. Dopo il saluto del sindaco Andrea Trivellato, del vice ed assessore all’Agricoltura Christian Formigaro, e di Claudio Valente vicepresidente di VeronaFiere oltre che membro della Giunta di Coldiretti Verona, la tavola rotonda, organizzata da Coldiretti, con il contributo di Cassa Padana, prevede appunto una relazione di Massimiliano Pasini, di Agrea Verona, sul tema Cimice asiatica: aspetti generali e possibilità di difesa. Verrà approfondito anche il settore del Biologico, un’opportunità per le aziende agricole». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Elisabetta Papa

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