<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
VILLA BARTOLOMEA E LEGNAGO

Il desiderio di Alessia si chiama
amore per il fratellino Down

VILLA BARTOLOMEA E LEGNAGO
Alessia con la famiglia
Alessia con la famiglia
Il bigliettino di Alessia (Telearena)

Ci sono desideri e desideri. Qualcuno è così tenero e vero che non può passare inascoltato. Per esempio quello di Alessia dice: «Vorrei tanto che mio fratello, affetto dalla sindrome di Down, diventasse autonomo. Questa sarebbe la soddisfazione più grande. Per dimostrare a tutti che le persone disabili non sono inferiori a noi. Perché, nonostante tutte le imperfezioni che gli altri vedono».

 

Queste le parole, cariche di infinito affetto nei confronti del fratellino di 2 anni e mezzo Samuele, nato con sindrome di Down, che Alessia Rigobello, studente di seconda A all’Isiss Minghetti di Legnago, ha scritto spiazzando tutti. Per primo lo scrittore-professore Enrico Galiano, intervenuto nelle scuola di Alessia nei giorni scorsi: quando ha avuto in mano le righe della giovane, in forma anonima, ha voluto farlo sapere a tutti i ragazzi cosa gli fosse arrivato tra le mani.

 

Ma torniamo un po’ indietro. Quello di Alessia, che con papà Ezio, mamma Rossella, il fratello Pietro di 10 anni e Samuele, vive a Villa Bartolomea, era uno dei tanti post che gli studenti partecipanti all’iniziativa avevano preparato in vista dell’arrivo dello scrittore per comunicargli in forma scritta ciò che avrebbero voluto si realizzasse nella loro vita. La classe di Alessia non aveva preso parte all’incontro, ma quel foglietto nel quale la quindicenne desiderava il meglio per il suo fratellino, grazie ad un passamano tra insegnanti, era arrivato lo stesso nelle mani di Galiano. Il quale, prima di leggerlo a voce alta, ha chiesto attenzione assoluta da parte degli studenti: «Questo è un biglietto che “spacca” e ha bisogno di silenzio, capite?». Poi Galiano aveva fotografato e postato sul suo profilo Facebook il bellissimo biglietto, rivolgendosi direttamente a chi l’aveva scritto: «Ho pensato che chiunque sia, magari è contento o contenta se adesso lo metto qua. Sì, tuo fratello è proprio perfetto. E anche tu».

 

Elisabetta Papa

 

Felice, e meravigliata da tanto clamore, Alessia. «Quello che ho scritto è davvero il mio desiderio più grande», dice, «anche se so che non sarà facile, perché verso le persone con disabilità sento ancora tanti pregiudizi. Invece dovremmo imparare tutti che i cosiddetti disabili sono una ricchezza e non un peso. Quando è nato Samuele io ero a metà della seconda media ed i miei compagni usavano la parola Down come un insulto: questo mi ha fatto molto pensare». Alessia, che la sua insegnante Annalisa Boron definisce «matura e sensibile», non si è però persa d’animo. E lo scorso anno, il primo alle superiori, è tornata alla carica, proseguendo la sua personale «battaglia». «Ho portato a scuola una foto di Samuele», racconta, «e ho detto a tutti che era lui ciò a cui tenevo di più nella mia vita. Perché, pur così piccolo, era già riuscito a darmi tanto. Da quel momento, i miei compagni sono diventati i miei migliori alleati».

 

Del resto che Alessia sia una «tosta» lo sanno bene anche in famiglia. «Alessia, accanto a Samuele è cresciuta in fretta», dice mamma Rossella, «e appena si libera dallo studio si dedica a lui. Lo cambia, gli dà da mangiare, lo fa giocare. Mi aiuta molto e viene spesso con me all’Agbd di Marzana, l’associazione dove viene seguito il piccolo. Non mi stupisce il suo biglietto: il loro rapporto, come anche quello con Pietro, è davvero speciale». «Per questo», conclude papà Ezio, «io e mia moglie siamo sereni: con figli così il “dopo di noi” forse sarà più semplice».

 

Suggerimenti