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I sindaci chiedono lo stato di calamità naturale

L’abitazione di Sorgà, ora inagibile, alla quale il tifone ha fatto volare buona parte del tetto DIENNE FOTO
L’abitazione di Sorgà, ora inagibile, alla quale il tifone ha fatto volare buona parte del tetto DIENNE FOTO
L’abitazione di Sorgà, ora inagibile, alla quale il tifone ha fatto volare buona parte del tetto DIENNE FOTO
L’abitazione di Sorgà, ora inagibile, alla quale il tifone ha fatto volare buona parte del tetto DIENNE FOTO

È ancora difficile fare una stima economica esatta dei danni a coltivazioni, abitazioni, edifici artigianali e industriali provocati dall’uragano che nella notte tra domenica e lunedì si è abbattuto al confine fra Veronese e Mantovano. Il primo provvedimento adottato dai sindaci di Nogara (Flavio Pasini), Gazzo (Stefano Negrini) e Sorgà (Mario Sgrenzaroli) è stata la richiesta di calamità naturale inoltrata alla Regione per cercare di ottenere risarcimenti per chi hanno perso interi raccolti o che deve riparare la casa. «Si è trattato di un evento di portata mai vista prima», spiega Giuseppe Ruffini, direttore di Coldiretti Verona, «abbiamo fatto sopralluoghi nelle aree colpite dalla tromba d’aria e ci siamo resi conto della distruzione nelle campagne e alle strutture. Le aziende agricole devono ora fare una stima dei danni e chiedere l’intervento dell’Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura. I funzionari andranno a verificare e si provvederà poi a liquidare i danni. Comunque, gli uffici di zona sono pronti ad assistere gli agricoltori». Anche nelle procedure per risarcire privati o aziende colpite dalla furia della natura serviranno delle perizie e documenti che accertino l’entità dei costi da sostenere. «Consiglio vivamente a tutti quelli che sono stati colpiti da questo evento», spiega Mario Sgrenzaroli, sindaco di Sorgà «di documentare con foto e video quello che è successo e poi farsi fare preventivi e effettuare pagamenti tracciabili con assegni o bonifici. Senza questi accorgimenti infatti si rischia seriamente di non poter accedere a eventuali fondi per la calamità naturale». Ieri, intanto, l’area colpita dal fortunale è diventata un cantiere a cielo aperto, con decine di uomini e mezzi al lavoro per ripulire strade, cortili e corsi d’acqua dall’enorme quantità di alberi abbattuti. Per i pioppeti incredibilmente rasi al suolo come fuscelli ci vorranno settimane prima che i proprietari possano liberare i terreni da centinaia di tonnellate di rami. Per soia, girasoli e mais l’unica alternativa possibile è arare i campi e prepararli per una nuova semina, sperando in bene per il prossimo anno. I frutteti di kiwi e mele, duramente colpiti nonostante la presenza di reti anti grandine, perderanno oltre il 90 per cento della produzione ma in molti casi la furia della grandine ha compromesso anche il normale sviluppo della vegetazione anche per il prossimo anno. Notevoli i disagi anche per la mancanza di energia elettrica che in alcune aree di Sorgà, Nogara e Gazzo è ritornata a funzionare solo lunedì sera, dopo ben 20 ore dall’uragano. La mancanza di corrente ha costretto al blocco parziale anche alcune ditte artigianali di Bonferraro e Roncanova che hanno lasciato a casa gli operai per una intera giornata. •

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