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I pazienti non volevano che andasse in pensione

Il dottor Gianfranco Molinari nell’ultimo giorno di lavoro
Il dottor Gianfranco Molinari nell’ultimo giorno di lavoro
Il dottor Gianfranco Molinari nell’ultimo giorno di lavoro
Il dottor Gianfranco Molinari nell’ultimo giorno di lavoro

Dopo trentotto anni di lavoro, Gianfranco Molinari, medico di base a Isola Rizza e a Vallese di Oppeano, appende il fonendoscopio al chiodo. Il dottor Molinari infatti, dal 1° gennaio, è in pensione e lascia il posto al dottor Bassem Shhada, cinquantenne di origini arabe-israeliane, laureato in medicina generale all’università di Verona. «Sono nato nel 1951 e ho sempre vissuto a Vallese», ha spiegato Molinari durante il suo ultimo giorno di lavoro nell’ambulatorio di Vallese. «Da piccolo sognavo di fare il calciatore. Il mio mito era Giampietro Boniperti. Ero bravo, a calcio. A 14 anni venni selezionato e andai in prova al Savona che al tempo militava in serie B. Ma non andò bene. Quell’anno fu molto strano: vivevo in un collegio, nessuno che ci badasse. Non studiavo e avevo perso la voglia di andare a scuola. Quando tornai a Verona, l’anno dopo, i miei genitori mi convinsero a iscrivermi alle superiori, istituto magistrale, perché volevano diventassi maestro. In prima superiore fui bocciato. Ma l’anno successivo mi ripresi e iniziai ad andare bene». La scelta per la facoltà di medicina arriva grazie al calcio: «Giocavano nello Zevio e avevo legato molto con un mio compagno di squadra, Claudio Ruta, che un giorno mi disse “Tu devi venire con me a fare medicina”. Così, finite le superiori, mi iscrissi con lui a Padova. Poi ho scoperto perché mi voleva: io andavo a lezione e lui studiava sui miei appunti», ride Molinari, «ma a lui devo sicuramente la scoperta che medicina era veramente la mia strada. Per mantenermi gli studi giocavo nel Castel Massa, in serie Promozione, dove mi pagavano e sono sempre stato in regola con gli esami, meritando così ogni anno la borsa di studio. Mi sono laureato a Natale del 1978, a 27 anni e poi scelsi medicina interna come specializzazione». Il destino di Gianfranco Molinari cambia con la riforma sanitaria del 1980: «Lì decisi di provare a fare il medico di base. Avevo la possibilità di aprire uno studio a Isola Rizza e a Vallese e la presi al volo. Ero convinto fosse una cosa temporanea perché, nel frattempo, mi stavo specializzando perché io volevo diventare medico in corsia, in ospedale. E invece eccomi ancora qui». Di questi trentotto anni, Molinari conserva ricordi molto belli: «La soddisfazione più grande, come medico curante, è aver visto malattie ritenute incurabili diventare, negli ultimi periodi, non solo curabili ma guaribili, come l’epatite C. Dal punto di vista personale poi, gli attestati di stima che ho ricevuto in questi giorni sono stati davvero commoventi. Non avrei mai creduto di poter emozionarmi come ho fatto nelle ultime ore». Lunedì 31 dicembre, suo ultimo giorno di lavoro, fuori dallo studio del dottor Molinari, alle 6.15 della mattina, con i cancelli ancora chiusi, c’erano già cinque persone in attesa del suo arrivo e, sebbene sulla porta ci fosse l’avviso che avrebbe visitato solo fino alle 10 perché giornata prefestiva, alle 11,30 i pazienti continuavano ad arrivare. E lui continuava a visitare. «Negli ultimi giorni ho lavorato moltissimo», conclude Molinari, «e ora arriva, finalmente, il meritato riposo. La prima cosa che ha fatto in pensione è stata poter dormire almeno fino alle 8 del mattino e fare colazione, con calma, assieme ai miei cari. Sono decenni che non lo faccio, è tempo di recuperare». In programma anche dei viaggi che non si è mai concesso: «Per prima cosa tornerò a Padova e Bologna, le città in cui ho studiato. Ho voglia di rivivere l’aria universitaria e rivedere vecchi amici. Poi si vedrà». •

Serena Marchi

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