<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Da tipografia a caffè letterario tra torchi e linotype

La tipografia Ambrosini in una foto d’epoca negli anni Trenta
La tipografia Ambrosini in una foto d’epoca negli anni Trenta
La tipografia Ambrosini in una foto d’epoca negli anni Trenta
La tipografia Ambrosini in una foto d’epoca negli anni Trenta

Un veronese raccoglie il testimone della più antica tipografia di Cologna e sogna di creare il «Circolo culturale degli stampatori». Beppe Merigo, originario di Verona ma da dieci anni titolare insieme al figlio Davide della tipografia «GMG press srl» di Albaredo, ha rilevato la «Editrice Ambrosini 1890» e intende farla diventare fucina di autori, casa degli intellettuali e luogo di discussione e confronto per promuovere la cultura locale e veneta. Fa un certo effetto arrivare nella Loggia di piazza Mazzini e trovare sotto all’austero busto dello storico Giulio Cardo il portone in legno della tipografia e litografia «L. e G. Ambrosini» tristemente chiuso. Luigi «Gigetto» Ambrosini è morto a 103 anni lo scorso febbraio e Giovanni Maria Ambrosini (Nino) ha superato i 90 anni. Da tempo Nino aveva lasciato al suo collaboratore Antonio Fin la gestione dell’attività, ma l’ex assessore ora non ce la fa a mandare avanti la stamperia da solo. E c’è pure il problema della sicurezza dei locali. La vecchia tipografia Ambrosini non rispetta più gli standard normativi odierni stabiliti per un’attività artigianale, perciò non può più ospitare né macchinari né lavoratori. E pensare che nel momento di piena espansione dell’attività gli Ambrosini davano lavoro ad una decina di persone. L’attività tipografica a Cologna è una delle più antiche della provincia ed è attestata fin dal 1758. Vincenzo Benini, medico e stampatore, nonché letterato dell’Accademia dei Riposti, per primo creò a Cologna Veneta una stamperia, tra torchi, marche d’ottone e caratteri di piombo; nell’Ottocento continuò l’attività Bortolo Colognese, mentre all’inizio del Novecento in bottega c’era già un Ambrosini, Luigi, nonno di Nino. Da inizio 2018 le colonne annerite su cui sono affissi vecchi manifesti, i tavoli con gli arnesi da stampa dei primi del Novecento e gli scaffali pieni di locandine, fotografie e vecchi documenti non respirano più l’odore della carta e dell’inchiostro. Ma la famiglia Merigo, che ora è titolare dell’«Editrice Ambrosini 1890», non intende lasciar cadere tutto questo patrimonio nell’oblio. «La vecchia tipografia sotto la Loggia Umberto I è di proprietà di due eredi dei fratelli Ambrosini che si stanno accordando sulla destinazione. Quando avranno raggiunto una decisione, noi siamo pronti a rientrare con una nuova attività, a metà strada tra il museo della stampa e il caffè letterario», annuncia il tipografo veronese. All’interno del «Circolo culturale degli stampatori» si potranno trovare macchine tipografiche, il torchio su pietra dei primi del Novecento, la linotype, i caratteri in piombo e legno e la cassettiera che li conteneva. La casa editrice ospiterà giovani autori a cui darà la possibilità di stampare gratuitamente le loro opere. Inoltre, nelle intenzioni del titolare, l’antico opificio diventerà pure un atelier d’arte, con allestimenti proposti da artisti contemporanei. L’«Editrice Ambrosini 1890», ha già in programma la ristampa su prenotazione della Storia di Cologna del Cardo, andata esaurita a fine anni Settanta. Infine, grazie alla collaborazione con il centro studi Giulio Cardo, stamperà anche le Cronache colognesi del Calafà. •

Paola Bosaro

Suggerimenti