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«Amava da sempre le moto
Questa doveva essere l’ultima»

Lorenzoni, 37 anni, in sella alla moto. È morto sabato pomeriggio
Lorenzoni, 37 anni, in sella alla moto. È morto sabato pomeriggio
Lorenzoni, 37 anni, in sella alla moto. È morto sabato pomeriggio
Lorenzoni, 37 anni, in sella alla moto. È morto sabato pomeriggio

I coniugi Lorenzoni, papà Giovanni, 62 anni e mamma Valeria 58, hanno sentito suonare il campanello nel tardo pomeriggio di sabato. Al citofono della palazzina in via Salvo d’Acquisto 4 a Villafontana, dove vivono con il loro unico figlio Luca, 37 anni appena compiuti, c’era un carabiniere. La mamma Valeria ha sperato per un istante che il figlio uscito con la moto avesse commesso qualche infrazione al codice della strada, ma l’espressione dell’uomo in divisa le ha fatto subito capire che qualcosa di più grave e irreparabile era capitato al loro caro Luca.

«Ci hanno detto che aveva perso la vita in seguito a un grave incidente, all’ospedale non ce l’hanno ancora lasciato vedere, abbiamo visto le foto della moto sul giornale. Aspettiamo il nulla osta per fissare il funerale, riusciremo a vederlo due ore prima della celebrazione», dicono affranti i genitori. Sono entrambi molto scossi e ancora quasi increduli dell’accaduto, davanti a casa c’è l’auto parcheggiata dal figlio, in camera c’è la camicia pronta che avrebbe indossato oggi per conoscere una ragazza, in cucina gli integratori che prendeva per i suoi allenamenti in palestra, ma Luca non c’è più.

Viene loro da piangere, ma mamma e papà si danno subito un contegno davanti agli amici venuti a sostenerli. «Luca aveva finito il suo turno di lavoro alla cartiera Fedrigoni sabato alle 14, vi aveva trovato lavoro dopo i licenziamenti all’Agfa di Oppeano dove ha lavorato per parecchi anni. Questa era la sua ultima settimana prima della scadenza del contratto, forse poteva sperare in un rinnovo», racconta la mamma Valeria. «Alle 15 si è vestito per fare un giro con la sua moto, approfittando del bel tempo. È andato con i jeans senza mettere la tuta, faceva cosi quando partiva per qualche giretto nel circondario senza andare troppo lontano», continua la mamma: «Era contento, si doveva incontrare con una ragazza di Trento appena conosciuta, con la quale diceva di avere molte affinità, l’appuntamento era per domenica pomeriggio. Dopo quello che è successo non possiamo neppure avvisarla, il numero di telefono era nel cellulare di Luca, finito chissà dove dopo l’incidente. Quando guidava lo fissava al serbatoio che è scoppiato e ha preso fuoco nella caduta».

«Aveva una passione per le due ruote da strada fin da ragazzo e molta esperienza», va avanti papà Giovanni, «preferiva guidare da solo, per stare più concentrato. Aveva provato a girare in gruppo ma non si sentiva a suo agio. Era molto attento a montare sempre le gomme più adatte alla tenuta di strada. Era forse più prudente in auto, non ha mai fatto incidenti, con la moto mi faceva capire che gli piaceva dare qualche strappo quando si sentiva sicuro. Chissà cosa gli ha fatto perdere il controllo...». L’altra sua passione era la palestra: Luca era molto attento all’alimentazione e si teneva in forma, per questo non fumava e non beveva, una condotta che teneva fin da adolescente. «Mi aveva detto», conclude il papa Giovanni con gli occhi smarriti, «che questa sarebbe stata la sua ultima moto, dopo averne cambiate quattro».

Roberto Massagrande

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