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A Diretta Verona

Naufragio in mare
«Il loro sacrificio
sia un monito»

Il luogo della tragedia
Il luogo della tragedia
Il luogo della tragedia
Il luogo della tragedia

Del tragico naufragio dei veronesi di martedì nel mare Adriatico a Rimini si parla stasera a Diretta Verona, la trasmissione di approfondimento in onda su Telearena dalle 21.10.

Le testimonianze dei soccorritori a Rimini, la ricostruzione di quanto accaduto nel mare Adriatico, i filmati dell'accaduto e le novità dell'inchiesta hanno occupato la prima parte della trasmissione che ospiterà in studio il campione di vela Albino Fravezzi, che conosceva i velisti coinvolti nel naufragio, e il direttore del giornale L'Arena Maurizio Cattaneo.

 

IL DIBATTITO

Cattaneo: «Questo sacrificio sia un monito a chi va per mare. È giusto parlare di questa vicenda per rendere omaggio alle vittime ma anche per parlare della sicurezza in mare. Ci vorrebbe una normativa perché qualche autorità blocchi chi vuole partire con la burrasca. Non possiamo colpevolizzare persone che per una passione hanno perso la vita, ma per ricordarli dobbiamo mettere in guardia i navigatori che affronteranno i mari».

Fravezzi: «In queste condizioni sarebbe stato meglio non andare in mare. Se la nave avesse navigato in mare aperto non sarebbe successo nulla. Il problema è stato sottocosta: quando l'onda incontra il basso fondale inizia a frangere e a rendere ingovernabile la barca. Non sono i mari che sono pericolosi, sono le situazioni ad esserlo. Ci vuole più rispetto per la natura, quando si incazza bisogna rispettarla».

 

 

SI PARLA ANCHE DI VACCINI

Dopo la polemica sulla puntata di Report dedicata ai vaccini e il caso dell'infermiera trevigiana che si rifiutava di farli, nella seconda parte della trasmissione si parla anche della questione vaccini. Ospiti in studio Paolo Biban, primario di pediatria a Borgo Trento, Ercole Concia, direttore del reparto di malattie infettive dell'azienda ospedialiera, e Roberto Mora, presidente dell'ordine dei medici di Verona. 

 

Concia: «Nel 1890 morivano in Italia 20.000 mila persone per morbilo, ma nel 1940 eravamo ancora a duemila. Di difterite si moriva ancora di più. Le vaccinazioni hanno cambiato la storia dell'umanità: in Italia siamo passati da 50 a 80 anni di vita media e il merito è di medicinali e vaccini. Questo non vuol dire che non dobbiamo praticare la farmacovigilanza. E ogni tanto i medici sono un po' superficiali: dovremmo segnalare anche le reazioni non gravi. Gli stranieri non stanno contagiando gli italiani».

Mora: «I vaccini sono l'arma più potente che l'umanità abbia sviluppato contro le malattie infettive, ancor di più degli antibiotici. L'abbassarsi della percentuale di vaccinati ha aumentato i casi di malattia. Il rischio, per esempio, di un encefalia da morbillo è uno su tremila. Un vaccino può provocarlo in un caso su un milione. Da noi la percentuale di bambini non vaccinati è più alta fra gli italiani che fra gli stranieri».

Biban: «I medici che sconsigliano i vaccini forse non hanno visto i segni che lasciano certe malattie sui bambini. Non dobbiamo correre dietro alla stregoneria».

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